Un assegno da 100.000 euro intestato al Santo Padre, una pepita d’oro e una preziosa copia dell’Eneide risalente al Cinquecento. Nell’appartamento di Paolo Gabriele, maggiordomo di Papa Benedetto XVI, sono stati ritrovati oggetti preziosi e documenti riservati. L’uomo è stato rinviato a giudizio dalla magistratura vaticana. Sul banco degli imputati anche Claudio Sciarpelletti, tecnico informatico, arrestato il 25 maggio scorso. Le sue responsabilità andranno accertate, anche se il portavoce vaticano Federico Lombardi ha puntualizzato che il suo ruolo è “marginale” nella vicenda.
Lo scandalo Vatileaks quindi continua, anche se alcune tessere del mosaico sembrano aver trovato posto. Era proprio Paolo Gabriele la fonte di Gianluigi Nuzzi, autore del libro Sua Santità, ed era sempre lui l’uomo incappucciato intervistato dai microfoni della trasmissione Rai Porta a Porta.
«A mio avviso ci sono due riflessioni da tenere separate in questa vicenda – spiega a IlSussidiario.net Massimo Introvigne, sociologo delle religioni ed esperto di cattolicesimo –. Da un lato l’evento in sé, decisamente grave: il Papa era circondato da persone che frugavano tra i documenti della sua scrivania e rivelavano notizie riservate ai giornalisti. Dall’altro il contenuto di quanto è emerso. Leggendo il libro di Nuzzi, infatti, l’unica domanda che mi è venuta è stata: tutto qui?».



Il “best-seller” delude le aspettative?

Guardi, dalle carte pubblicate emerge ben poco che non fosse già noto ai vaticanisti. Il battage pubblicitario faceva presumere che avremmo trovato denunce di malversazioni internazionali, comportamenti peccaminosi di chissà quali vescovi e cardinali di primissimo piano.

E invece?



Invece scopriamo che, com’è ovvio, i movimenti religiosi, se interpellati, esprimono dei pareri sulla nomina dei vescovi. Veniamo a conoscenza del fatto che Ettore Gotti Tedeschi dava dei pareri sulla riorganizzazione dello Ior, come del resto faceva attraverso numerose interviste pubbliche. Leggiamo, con una certa noia, che un buon numero di monsignori ogni volta una carica diventava vacante avevano un candidato ideale per occuparla: loro stessi.
Forse la parte più interessante riguarda la corrispondenza tra il Papa e la Chiesa cinese, sia quella clandestina che quella patriottica ufficiale. Con un piccolo dettaglio: ora qualcuno da quelle parti rischia di finire in un gulag…
Insomma, volesse il cielo che sulla scrivania degli altri potenti del mondo ci siano delle carte così poco compromettenti.



Come giudica la reazione del Vaticano riguardo alla fuga di notizie?

Il fatto è grave e giustamente è stato preso sul serio dalla Chiesa. La macchina della giustizia vaticana, infatti, si è messa in moto, anche se questo accade molto raramente.

Cosa ha mosso secondo lei i responsabili di quanto è accaduto?

Al di là di quanto è stato scritto, mi rifiuto di credere che queste persone fossero mosse dal desiderio di fare del bene alla Chiesa. Anche perché non è stata fatta alcuna pulizia e non è stato scoperchiato alcun sepolcro oscuro. 
Sono invece convinto che l’operazione sia di natura commerciale. Qualcuno ha preso dei soldi per rubare dei documenti, il libro è finito al primo posto in classifica e si è creato un vasto giro di quattrini.
A pochi importa la lunga serie di reati che sono stati commessi, sia per la giustizia vaticana, che per quella italiana, che per ragioni politiche non interverrà. 
Colpisce comunque il successo di una propaganda rivolta ai meno attenti basata su documenti in gran parte al limite dell’irrilevanza. 

La vicenda secondo lei si sta avviando alla conclusione?

Direi di sì, proprio perché do a questa storia un’interpretazione micro-complottista. C’è stato infatti un piccolo complotto che ha permesso a qualche giornale di strillare che in seno alla Chiesa ci sono segreti nascosti e che alcuni impavidi giornalisti hanno osato sollevare il velo. Mi pare che la cosa finisca qui.

Finisce anche la caccia ai corvi?

Il corvo era il maggiordomo, non andrei a cercarne altri tra i cardinali. Magari ci sarà anche un informatico e una segretaria. Chiunque dovesse passare dalla segreteria di stato nella prefettura della Casa pontificia si potrebbe accorgere di quanta gente passa per quei corridoi. 

E quali misure dovrà prendere la Santa Sede per il futuro secondo lei?

Solo una migliore selezione del personale. Che delle persone abbiano accesso alla stanza del Pontefice per fare i mestieri è inevitabile. 

(Carlo Melato)