Domenica mattina oltre diecimila persone di diverse nazionalità hanno affollato l’Arena Civica di Milano dove sono terminate le celebrazioni per la festa di chiusura del Ramadan, il mese sacro per i fedeli musulmani. Prima dell’inizio della preghiera hanno preso la parola gli organizzatori dell’evento e l’assessore Cristina Tajani, mentre subito dopo era attesa la lettura del messaggio augurale inviato dall’arcivescovo Angelo Scola alla comunità musulmana milanese. E invece niente, la lettera è stata consegnata a Davide Piccardo, portavoce del Caim, da un incaricato del cardinale, don Luigi Alberti, e successivamente ignorata. “Abbiamo fatto parlare il ‘sindaco d’agosto’ Tajani a nome di tutta la città e facendo uno strappo alla regola perché questa è una celebrazione religiosa – ha risposto sbrigativamente Piccardo – Ringraziamo l’arcivescovo della sua lettera, ne abbiamo ricevuto molte altre. Non possiamo far parlare tutti. D’altra parte noi non andiamo a parlare alla messa di Natale in Duomo”. IlSussidiario.net ha chiesto di commentare quanto accaduto a Massimo Borghesi, docente di Filosofia morale presso l’Università di Perugia.



Professore, come giudica la mancata lettura del messaggio dell’Arcivescovo Scola?

Quanto accaduto può certamente essere considerato una gaffe da parte dei rappresentanti della comunità islamica all’interno dei rapporti con la Chiesa Ambrosiana e in particolare nei confronti del cardinale Angelo Scola, autore di una lettera fortemente amichevole e carica di simpatia e attenzione nei confronti dei musulmani milanesi. Un testo molto bello, in cui il cardinale richiama la sua attenzione verso le persone di fede islamica da sempre espressa allorché era Patriarca di Venezia.



Un testo dunque libero da ogni preconcetto o pregiudizio?

Certo, tutti sappiamo che il cardinale si è fatto promotore anche della rivista Oasis che da anni promuove il dialogo tra cristianesimo e Islam attraverso contributi di altissimo valore. Non si può quindi sospettare alcuna sorta di preconcetto verso gli islamici nelle sue parole, in cui tra l’altro si richiama anche l’importante discorso alla città dei Vespri di Sant’Ambrogio del 1990, dal titolo Noi e l’Islam, del cardinale Carlo Maria Martini. Per questo mi colpisce quella che non può essere giustificata come una semplice disattenzione, ma una caduta notevole, da parte dei responsabili delle comunità islamiche. In particolare da parte di Davide Piccardo, autore di un’uscita di davvero cattivo gusto, il quale avrebbe detto “D’altra parte noi non andiamo a parlare alla messa di Natale in Duomo”, tanto da creare imbarazzo tra gli stessi dirigenti islamici.



Parlando del processo di integrazione, come giudica un evento del genere a cui hanno preso parte oltre diecimila persone?

Si avverte certamente quanto la comunità islamica sia sempre più numerosa e quanto giustamente sia desiderosa di radicarsi nel tessuto milanese e non solo. In questo processo appare quindi sempre più forte l’importanza di un confronto, di un’apertura, di un dialogo e di un rispetto reciproco tra credenze e tradizioni differenti.

Quali sono le fondamenta più stabili per instaurare un processo di questo tipo e quando può definirsi realmente concluso?

Il processo di integrazione, naturalmente differente per ogni generazione di musulmani presente in Italia, avviene in concreto nei luoghi di socializzazione. Uno tra tutti la scuola, dove nascono rapporti di amicizia, rispetto e collaborazione e dove può e deve essere superata ogni diffidenza tra persone che possiedono credenze diverse. E’ questa la grande scommessa dell’integrazione che, anche a livello educativo, deve portare a una convivenza attraverso una positiva valorizzazione delle differenti tradizioni, naturalmente cercando e trovando quei punti comuni di storia, cultura e sensibilità che permettono un sereno rapporto.

La lettera di Scola si intitola “Cristiani e musulmani insieme per smentire chi strumentalizza le religioni”, mentre don Alberti, responsabile per il dialogo interreligioso della diocesi di Milano, ha fatto sapere che “da quindici anni lavoriamo con tutte le comunità islamiche e abbiamo ottenuto buoni risultati”. Cosa ne pensa? E come si spiega allora quanto avvenuto domenica?

E’ indubbio che vi sia un grande lavoro da parte della Chiesa Ambrosiana riguardo il processo di cui stiamo parlando ma è altrettanto vero che c’è ancora molta strada da fare, in particolare nella promozione di occasioni di reale confronto. Proprio per questo è sempre più necessario andare ben oltre l’ottica, puramente politica, di strumentalizzazione reciproca in cui dialogo e confronto vengono facilmente sfruttati per tutt’altri fini. La finalità deve costantemente avere un chiaro obiettivo, vale a dire quello di pervenire a una tolleranza reciproca che non deve essere subordinata esclusivamente a esigenze di ordine pratico ma finalizzata a una effettiva convivenza rispettosa tra diverse credenze, affinché si possa avere la possibilità di guardarsi reciprocamente con occhi diversi nella costruzione di una società più giusta e solidale.

 

(Claudio Perlini)