Dire che don Luigi Merola sia arrabbiato non rende l’idea: è furioso, ma soprattutto addolorato. Pochi minuti prima di parlare con Ilsussidiario.net ha ricevuto una telefonata: era la madre di uno dei ragazzi accolti nella sua fondazione (“a’ Voce d’‘e Creature”, a Napoli) che lo avvertiva che il figlio era stato arrestato. «Abbiamo dovuto chiudere per quindici giorni», ci spiega, «perché a settembre dobbiamo pagare la prima rata della cartella di Equitalia e avevamo bisogno di risparmiare. Questi ragazzi sono fragili, fuori della fondazione si perdono, è come se togliessi loro la madre». La cartella di Equitalia a cui si riferisce don Luigi è quella di cui stanno parlando molti giornali in queste ore: 10mila euro di tasse sull’immobile che ospita i ragazzi della fondazione. Un immobile sequestrato alla criminalità e dato in gestione al sacerdote, ma su cui bisogna pagare le tasse (mentre il camorrista che lo aveva prima non aveva mai pagato un euro). Don Merola, figura storica della lotta alla camorra tanto che dal 2004 è costretto a vivere con la scorta perché minacciato di morte, ha chiesto al sindaco De Magistris di intervenire a favore della fondazione, ma ogni incontro gli è stato negato. «Io oggi mi trovo a combattere con due nemici: la camorra e le istituzioni. Questo mi fa rabbia, ma sono sereno perché so che la Provvidenza mi sosterrà, come ha sempre fatto».
Don Luigi, dopo la sua prima intervista al Corriere della Sera in cui ha denunciato che il Comune di Napoli ha ignorato le sue richieste di aiuto, ha ricevuto qualche risposta dall’amministrazione?
Ho appreso da poco dal Corriere che il sindaco De Magistris ha mandato un comunicato al giornale dicendo che conosce la situazione e che sta cercando per il futuro di arrivare a una correzione del bilancio da presentare a chi gestisce i beni confiscati. Ma questa modifica, da quanto ho letto, avrà valore solo per il futuro. Per il passato ci tocca pagare tutto quanto.
L’ha saputo dal Corriere? Non le hanno neanche telefonato dal Comune?
No, è vergognoso che ci parliamo tramite i giornali e non di persona.
Dunque tocca pagare…
Per il passato non può essere fatto nulla e quindi rimane questa tassa da pagare. Cercheremo di impugnarla a settembre, ma sarà difficile perché sono già passati i 60 giorni previsti dalla legge. E quindi dovremo cercare un accordo con Equitalia per raetizzare il pagamento.
Mi conferma che lei ha cercato di incontrare De Magistris per discutere questo problema, ma che da parte del sindaco non c’è stata alcuna risposta?
È così, e la mia rabbia è grande. Tutti a Napoli ci conoscono, sanno che siamo una realtà che esiste ed opera, a differenza di tante organizzazioni onlus che di fatto neanche operano. Noi abbiamo una struttura, delle attività, dove i ragazzi disagiati vengono a titolo gratuito, e provengono da famiglie incarcerate o mamme inesistenti. Fanno doposcuola, teatro, tante attività pensate proprio per toglierli dalla strada, da quello che a Napoli è il pericolo numero uno, la camorra. Adesso però c’è anche un pericolo numero due, sa qual è?
Qual è?
Il Comune di Napoli. Questo è assurdo: non mi devo difendere solo dalla camorra, ora devo difendermi anche dalle istituzioni ed è questo che mi fa rabbia.
Qualcuno, a Napoli, le ha espresso un qualche tipo di aiuto?
C’è stata una reazione da parte di istituzioni come quelle universitarie, che hanno espresso non solo la vicinanza ma anche un sostegno. Adesso vedremo concretamente che cosa accadrà. Però non è giusto, io la considero una ingiustizia che grida non solo davanti a Dio perché sono un prete cattolico, ma una ingiustizia che grida anche davanti agli uomini. Noi cerchiamo concretamente di fare prevenzione. Proprio cinque minuti prima che lei mi telefonassee mi ha chiamato una madre dicendomi che il figlio, un ragazzo della fondazione, è stato arrestato. In questi quindici giorni che la fondazione è stata chiusa, ecco cosa è successo.
Perché avete chiuso?
Abbiamo dovuto chiudere perché altrimenti non riusciamo a pagare questo debito. Abbiamo dovuto rinunciare a quindici giorni di vacanza, quando le scuole sono chiuse portiamo i ragazzi a vedere le bellezze della Campania, però abbiamo dovuto chiudere proprio per fare dei tagli, per risparmiare. E adesso ho saputo che questo ragazzo è stato arrestato perché vendeva cd contraffatti e sulla contraffazione oggi c’è l’arresto; prima era un reato amministrativo, ora non più. E questo arresto è colpa anche di De Magistris, questo ragazzo adesso verrà processato per direttissima e condannato. È una vergogna quello che sta succedendo.
Sembra di capire che lei sia profondamente deluso da questi politici che dovrebbero rappresentare il nuovo, il cambiamento rispetto a tanti errori del passato…
La mia rabbia è questa, che non riesco a interagire con le istituzioni. Il Comune dovrebbe essere l’istituzione più prossima, quella che dovrebbe ascoltare il cittadino. Il politico che non ascolta deve fare un altro mestiere. Sapete perché a Napoli i preti non parlano più del paradiso? Perché noi dobbiamo togliere i ragazzi dall’inferno, dalla camorra. E adesso c’è anche la cattiva amministrazione e l’incapacità politica.
In tutto questo difficile lavoro, come la aiuta la sua fede?
La fede è il dono più grande che Dio potesse farmi, senza la fede io non avrei mai potuto affrontare questa dura lotta. Grazie a Dio che mi sta accanto, io con Lui ci parlo sin dal primo giorno che arrivai a Forcella. Io ho toccato con mano che ogni volta che pregavo, che chiedevo “Signore dammi dei segni”, questi segni arrivavano e si manifestavano. Ad esempio uno di questi segni è accaduto quando abbiamo presentato il nostro ultimo libro sulla fondazione e c’era un importante giornalista del Corriere della Sera, che poi, grazie a questo incontro, ci ha dato spazio sul giornale per parlare della nostra situazione.
Lei è impegnato da anni nel tentativo di salvare i giovani dalla camorra…
Il Signore mi sta facendo capire che non devo mollare, non voglio fare come Saviano che è dovuto andare via. Io non voglio andare via da Napoli perché noi ci dobbiamo anche sporcare le mani con questa città: è inutile avere le mani pulite se le tieni in tasca, le mani bisogna sporcarle. Adesso ho detto all’avvocato di riferire al giudice che questo ragazzo è stato arrestato solo perché per quindici giorni la fondazione è rimasta chiusa. Mi auguro che non lo rinchiudano a Poggioreale, perché lì dentro entri buono ed esci delinquente.
Il problema delle carceri italiane è drammatico…
Le carceri italiane sono un inferno, politici fate qualcosa! Non è possibile che si costruiscano carceri e basta, bisogna costruire le scuole se vogliamo salvare questo Paese. Dobbiamo investire nella cultura, lo dico anche al governo Monti. Dico: venga a fare un giro a Napoli, venga a vedere come i beni confiscati alla criminalità ci tocca lottare per tenerli aperti perché a noi nessuno ci ha mai dato una lira. Ma io sono felice perché sento che la Provvidenza c’è ed opera.
(Paolo Vites)