Continuano gli incontri del Meeting di Rimini 2012: oggi, giovedì 23 agosto 2012, alle ore 11.15 è previsto il dibattito “Esigenza di giustizia alla radice della democrazia”, a ci prenderanno parte Jason Kenney, ministro canadese per l’Immigrazione la cittadinanza e il multiculturalismo e Mons. Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite. Introduce Andrea Simoncini, docente di Diritto costituzionale all’Università di Firenze. L’incontro sarà visibile in diretta video streaming, in tempo reale dal proprio pc o tablet, grazie al Canale Youtube del Meeting 2012, di cui vi diamo l’accesso diretto alla pagina seguente. 



I due relatori chiamati a dibattere su un argomento quanto mai attuale ed estremamente delicato verranno introdotti da Andrea Simoncini, attualmente professore ordinario di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Economia degli Studi di Firenze. Simoncini ha insegnato Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Macerata, dove è stato anche delegato del Rettore ai rapporti internazionali. È inoltre membro del consiglio di amministrazione della Fondazione del Maggio Musicale Fiorentino e coordinatore del Comitato scientifico dell’Associazione Utilitas. Jason Kenney è stato invece nominato ministro della cittadinanza, immigrazione e multiculturalismo nell’ottobre 2008 ed è stato riconfermato il 18 maggio 2011 con un’ulteriore incarico di presidente del comitato del governo di gestione. È stato anche nominato sottosegretario di stato del primo ministro nel 2006 e alla Camera nel 2007, ed è anche un ex presidente della sottocommissione della camera dei comuni e dei diritti umani.
Prima di candidarsi è stato presidente e direttore generale della Canadian Taxpayers Federation. Infine Mons. Tomasi è nato a Casoni di Mussolente (Vi) il 12 ottobre 1940, ordinato sacerdote il 31 maggio 1965, eletto Arcivescovo tit.di Cercina, nominato Vesc.tit.di Asolo (1999), osservatore permanente della Santa Sede presso L’Ufficio delle Nazioni Unite ed Istituzioni specializzate a Ginevra e osservatore permanente presso l’Organizzazione mondiale del commercio (Omc). 



L’assunto di fondo dal quale si svilupperanno i ragionamenti dei relatori, come ha anticipato su queste pagine Andrea Simoncini, consiste nella domanda circa l’immutabilità della scelta democratica: siamo proprio sicuri che si tratti di una conquista definitiva? Così era parso ogni volta che i recenti totalitarismi ebbero fine. Pareva del resto che, se si voleva risorgere dalla ceneri della dittatura nazi-fascista e comunista, non vi fosse alternativa. Sta di fatto che l’unica strada percorribile non è necessariamente la migliore in assoluto. Lo è relativamente. Ovvero, rappresenta il minore dei mali. D’altro canto, le maggioranze democratiche sono fallibili come gli uomini che ne fanno parte. Per questo, si è deciso pressoché ovunque di emendare il regime democratico introducendo il costituzionalismo rigido, onde evitar che i diritti e i valori di fondo, una volta acquisiti, potessero essere modificati a piacimento dalla maggioranza di turno. Da questa radice sono fioriti frutti inaspettati. Paesi fino a poco tempo prima in guerra, hanno dato vita all’Europa; partiti che volevano eliminarsi vicendevolmente hanno iniziato ad alternarsi al governo; ma il periodo d’oro della democrazia, sembra aver iniziato la sua parabola discendente. Secondo gli osservatori internazionali, infatti, il tasso di democraticità di molti Paesi europei sta drasticamente calando (si veda,ad esempio, la sempre più scarsa affluenza alle urne) mentre la crisi, da una lato, contribuisce, in occidente, alla disaffezione dei cittadini nei confronti delle istituzioni democratiche ma, dall’altro, favorisce nei paesi arabi una sempre più pressante esigenza di libertà. Come se ne esce? 



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