Ora che è Napolitano ad essere danneggiato dall’uso disinvolto delle intercettazioni, anche il Pd inizia a non escludere l’ipotesi di varare una legge che, una volta per tutte, ne impedisca gli abusi. Certo, il percorso per un provvedimento condiviso con il Pdl resta irto di ostacoli e ben lungi dal giungere al termine entro le elezioni. Le posizioni sono e rimangono profondamente distinte su svariati versanti. A partire dal diritto dei giornali o meno di pubblicare tutto quello che proviene dalle Procure (la fuoriuscita dalle quali di materiale coperto da segreto istruttorio è già contemplato come reato); e, mentre in Italia ci si straccia le vesti paventando il funerale della libertà di stampa – ma un po’ meno di prima, da quando essa colpisce il capo dello Stato – nel resto del mondo le cose non vanno in maniera troppo dissimile; i due esponenti più a sinistra della sinistra americana, Michael Moore e Oliver Stone, hanno lanciato una battaglia per salvare Assange dagli Usa che vorrebbero incriminarlo per spionaggio. Per i due registi, infatti, l’opera del fondatore di WikiLeaks – diffondere file sottratti alle ambasciate Usa in tutto il mondo – rappresenta la massima espressione del diritto all’informazione. Abbiamo parlato di tutto ciò con Pigi Battista, editorialista del Corriere della Sera.



Limitare o eliminare la pubblicazione lede la libertà d’informazione?

Assolutamente no. Ci sono Paesi come gli Usa, la Gran Bretagna o la Germania, dove la libertà di stampa è assolutamente garantita, in cui esiste una lunga tradizione di libertà d’espressione e dove certe cose che accadono solo in Italia non sono tollerate.   



Quali?

Mi riferisco, in particolare, alla pubblicazione di tonnellate di intercettazioni che riguardano persone le cui vicende non avranno alcun seguito processuale; e che non solo non sono state rinviate e giudizio, ma non sono neppure indagate. Persone esposte al pubblico ludibrio e ricordate dalla pubblica opinione esclusivamente per tale esposizione senza che nessuno sia mai stato messo a conoscenza del fatto che, magari, in seguito alla pubblicazioni di articoli che le riguardavano, era stata dimostrata l’assoluta assenza di qualsivoglia loro coinvolgimento.

Eppure, la legge dovrebbe tutelarle.



Contestualmente all’articolo 21 della Costituzione che garantisce la libertà d’espressione, infatti, esiste l’articolo 15 che tutela la riservatezza degli individui.

Non sempre le intercettazioni hanno avuto un peso così rilevante.

Questo perché, negli ultimi anni, ci sono stati progressi tecnici tali da rendere estremamente facile captare a distanza le conversazioni altrui. Le intercettazioni esistono da tempo, ma non avevano questa centralità nelle indagini. I magistrati indagavano seguendo piste, cercando riscontri oggettivi, avvalendosi, ad esempio, dello studio degli assegni.

E i giornalisti? Sembra che oggi non si possa più fare il mestiere senza le intercettazioni. Come facevano vent’anni fa?

Guardi, siamo diventati, purtroppo, dei “fotocopiatori”. E’ questa la verità. Senza voler celebrare il passato, possiamo dire che, un tempo, il giornalismo giudiziario era un’altra cosa. Consisteva nel seguire i processi, nell’informarsi dalle fonti dirette, confrontando il materiale a disposizione e facendo una selezione prima di pubblicare quella che si riteneva una notizia.

Come valuta la strenua difesa dell’attività di Assange in quanto massima espressione della libertà d’informazione?

La pubblicazione di cablet diplomatici coperti da segreto di Stato e sottratti alle ambasciate non può essere certo definita libertà d’informazione. Invece che urlare al complotto, sarebbe meglio che rispondesse alla accuse di stupro per le quali è indagato in Svezia. Questa, casomai, è la vera questione.

Tornando alla intercettazioni: rispetto al dibattito in corso in Parlamento, lei cosa suggerisce?

Spesso, la violazione del segreto istruttorio viene aggirata motivando l’ordinanza di custodia cautelare con migliaia di paginate di intercettazioni. Che, a quel punto, facendo parte di un provvedimento pubblico, diventano pubbliche anch’esse. Occorre, quindi, fare in modo che non lo diventino. Altrimenti, nel momento in cui non sono più coperte da segreto, sarà sempre facile dimostrare la legittimità formale dalla loro pubblicazione.