Se vuoi distruggere qualcuno, fissati su un particolare. Un politico? Ha le scarpe coi tacchi (pure Sarkozy, non solo Berlusconi…), la moglie troppo bella, il sedere troppo grande. Il tuo professore? Si stropiccia il naso, e pazienza se spiega Dante da dio, non è credibile. E’ un metodo infallibile, utilizzato non solo dai comici, che ne hanno ben diritto: la stampa ne è maestra, e non perché i comici vi abbondino. Prendi Repubblica, che sul suo sito descrive per immagini il Meeting di Rimini: un pot pourri di zoommate che danno l’idea, particolare dopo particolare. Crocifissi di plastica fosforescenti in bella mostra su un banchetto shopping; poi si passa a nanetti di plastica colorati, con accanto le boules con la Madonna contornata di fiocchi di neve; salto logico su faccia di Formigoni che saluta sorridete e dopo qualche secondo sei lì, basito, a guardare le targhette gadget con Mussolini in arringa, elmetto in testa e braccia ai fianchi.
C’è anche Che Guevara, che occhieggia da un altro gadget a sinistra, ma è piccino, scentrato, e l’occhio si fissa sul Duce. Traduzione: sti ciellini sempre i soliti, darebbero l’anima per far soldi, la loro idea di cristianesimo è bigotta e ingenua, anacronistica, e naturalmente sono di destra, si capisce. Non vale spiegare che il Meeting organizza gli eventi, incontri e mostre, e non gli stand dei vari venditori, che propongono magliette e bijoux etnici, merletti e candele aromatiche (new age?), cuscini automassaggianti (un po’ perversi, questi di CL) e ovviamente tante, tante bibite, con marchi di multinazionali in evidenza. Pensate: ci sono perfino degli sponsor, perché le Fiere o gli eventi di solito costano: Enel, Finmeccanica, banche, Trenitalia (ricordate Monti che fischiava al treno rosso fuoco di…?). Se c’è da prender soldi, Cl, li prende proprio da tutti.
Che invece le feste dell’Unità, e le kermesses culturali di Repubblica sono autofinanziate, e di solito i partecipanti digiunano, per meglio riflettere sul verbo di Scalfari (ma va ancora di moda Scalfari?). Sono a Rimini, da giorni. Ho mangiato, seguito conferenze, dibattiti, ho visitato di tutto, mi sono accasciata esausta su tutte le panchine, su tutte le sedie, al bordo delle piscine che ci si illude rinfreschino la Fiera. Non ho mai visto le targhette fascio nostalgiche, e sì che mi avrebbero incuriosito, sono abbastanza rare. Mi hanno dovuto far notare che le vende il tabaccaio della Fiera di Rimini (probabilmente è originario di Predappio) non il Meeting di Rimini. Eppure questi segugi di Repubblica le hanno viste subito, forse perché fumatori incalliti, chissà. Ma propendo per un’altra ipotesi: prendi un particolare, e racconta la tua storia. La didascalia accanto al video sul sito non a caso spiega: al Meeting succede questo, ma anche; è capitato quest’altro, però; tizio applaude, eppure.
Dove gli avversativi sono perché c’è stato un problema tecnico in un’intervista, o qualche attimo di disorganizzazione per la santa messa (troppa gente), qualcuno che ha criticato Formigoni e qualcuno che l’ha applaudito (bisogna marciare in riga, non sono ammessi liberi pensieri, sennò, che movimento è?). Ci si poteva stupire per le migliaia di ragazzi che attendono ore per ascoltare filosofi e monaci buddisti, medici e poeti; per le altre centinaia di giovani e non più giovani che puliscono le toilettes e servono nei punti ristoro, per quelli che hanno passato un pezzo d’estate a studiare la storia dell’Albania o chi è Jerome Lejeune, per poter spiegare agli ospiti le esposizioni; si potevano riprendere i crocchi di gente che discute, canta, balla; quelli che semplicemente si incontrano, per salutarsi e chiacchierare. Poi certo, fa caldo.
Qualche personalità chiamata a convegno dopo un’ora e mezza è perfino un po’ noiosa. Le file sono interminabili e i panini alla taverna spagnola dovrebbero farli senza salsa all’aglio, che si ripropone fino a sera. Particolari. E’ lecito guardare solo a quelli, è una scelta. E’ esattamente il contrario del titolo del Meeting: questo slancio all’infinito, questo desiderio di grandezza, questo anelito al per sempre costituiscono la natura vera dell’uomo E’ una sfida. Si può allargare la ragione, e spingerla alle altezze per cui è fatta. Oppure no. E allora l’Albania è un paese da cui arrivano tanti immigrati, che spesso rubano; il rock è tutto chiasso, sesso e droga, i bambini down scoperti da Lejeune sono quelli che hanno il sorriso un po’ strano e gli occhi a mandorla. Particolari. Se non sono usati appositamente per sminuire, umiliare, svilire (verrebbe il sospetto), semplicemente tagliano fuori gran parte della realtà. E’ un peccato, no? Per tutti, ma soprattutto per chi fa del diritto di cronaca la ragione del suo lavoro.