Carissimo Scalfari,

Nell’editoriale di oggi, domenica 26 agosto, lei di nuovo mette a tema l’Europa. Un tema decisivo dentro la crisi che stiamo attraversando. Al Meeting di Rimini l’eurodeputato Mario Mauro ha affrontato anche lui la questione sostenendo che siccome “il tempo è breve”  dobbiamo cogliere la drammaticità di questo momento storico per impegnarci su una visione forte di Europa ricordando sempre che ciò che ci unisce è più forte di ciò che ci divide. Che cosa significa oggi una visione forte dell’Europa? Che cosa significa che ciò che ci unisce è più forte di ciò che ci divide? Sono queste le due domande cui urge una risposta e non è sufficiente una analisi economica per rispondervi. Penso che andando a cercare ciò che unisce i popoli dell’Europa si possa fondare una Europa forte, una Europa che possa affrontare la crisi sempre più incombente. E ciò che caratterizza l’Europa è una visione comune dell’uomo, è una domanda di senso e verità che da sempre ha segnato lo spazio europeo e su cui si costruisce anche la convivenza dei popoli e degli stati. E’ a questo livello che si pone la questione, l’uomo europeo è quello che ha coscienza di che cosa sia l’uomo, di quale sia la sua domanda ultima, e porta questa tensione per tutti gli uomini, secondo le dimensioni del mondo. Urge tornare a questa origine, un’origine che non è intellettuale né astratta, ma è ciò che ogni attimo l’uomo vive, perché come scrive don Luigi Giussani per il fatto stesso che l’uomo vive un attimo si pone la domanda del perché di questo attimo. L’uomo europeo è l’uomo in quanto tale, nella storia e quanto più oggi porta la consapevolezza di che cosa significhi vivere, che vivere è stare di fronte al reale con tutta l’apertura di cui è capace la ragione, una apertura che si esplicita come domanda di un perché. 



Sì, il tempo è breve allora, ma non per alchimie politiche o economiche, è breve perché l’uomo europeo colga quale sia la questione grave che incombe e partendo da una ripresa del senso religioso ricostruisca la convivenza di tutta l’Europa. 

Fare questo lavoro è l’urgenza di questo tempo, e ciò significa una cosa sola, che l’Europa si ricostruisce con l’educazione. E’ questo il fattore prioritario del lavoro di ricostruzione che deve trovare impegnati tutti da subito, l’educazione a cogliere il cuore dell’uomo come fattore determinante della convivenza. Senza questa origine non ci sarà futuro per l’Europa. Se lei fosse venuto al Meeting di Rimini avrebbe avuto delle significative occasioni per confrontarvicisi, ma non ha voluto venire, peccato! La domanda rimane aperta e la possibilità di dialogo anche, gliela ripropongo, certo che andando a fondo della questione seria dell’uomo, della sua domanda di significato si potrà costruire una Europa della sussidiarietà e quindi veramente federale. 



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