Il caso della Legge 40, criticata in una sua parte dal Corte europea dei diritti umani di Strasburgo, ha provocato la reazione dell’esecutivo italiano. Come si sa, la Corte ha sentenziato che il divieto di diagnosi preimpianto di un embrione prodotto in provetta, viola il diritto alla vita privata familiare sancito dalla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo. L’Italia deve dunque pagare i danni a una coppia a cui è stato imposto tale divieto. E’ intervenuto sul caso il ministro della salute Balduzzi dichiarando che il Governo ha intenzione di fare ricorso andando in appello. Per Balduzzi questo caso dimostra come sia tempo di ridefinire il rapporto dal punto di vista giurisdizionale tra i Paesi e la Corte, soprattutto l’Italia da tempo al centro in materia di sanità di condanne da parte della Corte stessa. “Credo che sia forse opportuna una richiesta di un punto giurisdizionale fermo per quanto riguarda la Corte europea dei diritti dell’uomo e che dunque un ricorso da parte del nostro paese valga proprio a consolidare un punto di riferimento” ha detto il ministro. L’aumento di tali casi, ha spiegato, dimostrano che c’è bisogno di un chiarimento giurisprudenziale tra Italia e Corte europea. Diversi naturalmente i pareri sul caso: per i radicali, nelle parole di Emma Bonino, la legge 40 è una legge svuotata dalle sentenze sia italiane che europee. Approva invece le parole di Balduzzi l’esponente del Pdl Maurizio Gasparri. Del tutto contro è il presidente dei senatori dell’Italia dei valori Belisario che dice che in realtà non c’è bisogno di alcun chiarimento con Strasburgo, in quanto è ora di fare una legge del tutto nuova sulla fecondazione assistita. Belisario aggiunge che che la legge 40 è anti costituzionale in quanto viola i diritti delle persone ed è impossibile da applicare. Sul caso era intervenuto anche l’arcivescovo di Genova e presidente della Cei Angelo Bagnasco che ha commentato che lo scavalcamento della nostra magistratura fatto dalla Corte europea è un caso piuttosto singolare. 



Lorenza Violini, professore ordinario di Diritto costituzionale presso la facoltà di giurisprudenza dell’Università di Milano, in un articolo pubblicato dal nostro giornale, ricorda che quella della Corte è una “scelta pesante, nella quale i giudici cpersistono nel perseguire una linea di forte contestazione di legislazioni nazionali a loro sgradite, incuranti delle sconfessioni ricevute in passato in sede di appello alla Grande Camera; basti ricordare la sentenza di quest’ultima nel caso del crocefisso, di assoluzione per l’ordinamento italiano, nonché l’annullamento di una sentenza in materia di fecondazione eterologa e relativa alla legge austriaca, ad impianto restrittivo”.

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