E’ il primo caso in Italia. Una donna ha chiesto di cambiare sesso, diventare cioè uomo, ma potrebbe diventare comunque mamma. E’ un vero e proprio paradosso apertosi presso il Policlinico di Bari dove a una donna in procinto di ultimare il processo di trasformazione che la porterà a diventare un uomo è stato consigliato di congelare le proprie cellule germinali (pratica già in uso in Paesi come la Svezia), al fine di ottenere una futura gravidanza. Se questa fecondazione si compisse, però, sarebbe una pratica da considerare alla stregua della fecondazione eterologa, vietata oggi in Italia dalla legge 40. Per il professor Francesco D’Agostino, interpellato da Ilsussidiario.net, siamo davanti, appunto, ad un paradosso evidente: “una donna con una tale avversione per l’identità femminile da voler cambiare sesso che chiede di poter diventare geneticamente madre è una vera contraddizione”. Per D’Agostino siamo davanti a un tipico esempio di quella ideologia libertaria che “concede a chi ne fa richiesta una pratica medica qualsiasi così velocemente da superare anche la ricerca scientifica”. Manca cioè il rispetto per quella “ecologia umana” invocata dal Papa proprio in un’epoca in cui si esalta a ogni occasione l’ecologia della natura in chiave assolutamente conservativa.



Professore, che cosa significa tutto questo stravolgimento dei ruoli: donne che diventano uomini, ma rimangono madri e viceversa? Già si sta parlando di garantire il diritto dei transessuali a essere comunque genitori…

Tra l’altro tutto questo – immagino – varrebbe anche al contrario, cioè l’uomo che vuole cambiare sesso potrebbe far congelare i propri spermatozoi; quindi, cambiare sesso, subire la rimozione dei testicoli, ma avere un patrimonio di spermatozoi congelati. Suppongo che la cosa sia simmetrica e valga dunque anche per gli uomini. In realtà, del transessualismo sappiamo ancora poco. Il fatto che siano legalizzate alcune pratiche di questo tipo non significa che da un punto di vista teorico e scientifico si sia chiarita cosa sia veramente la pulsione transessuale. 



Cioè?

Non significa che si è chiarito se il cambiamento di sesso, operazione non solo chirurgica, dato che bisogna operare anche a livello ormonale e sulla dimensione psicologica, realmente realizza una sorta di guarigione o riequilibra le pulsioni della persona che ha deciso di cambiare sesso. 

Intende che dal punto di vista scientifico e medico non abbiamo la certezza che questo sia l’approccio giusto per affrontare i problemi dei transgender?

Ci stiamo avventurando in un terreno molto poco esplorato in cui l’ideologia libertaria, quella cioè che dice di  concedere il più possibile una pratica medica a chi ne fa richiesta, sta andando molto più veloce di una ricerca scientifica che non può che essere lenta, accurata e fondata su una raccolta molto grande di dati che attualmente non sono disponibili. I cambiamenti chirurgici di cambiamento di sesso sono talmente pochi e talmente recenti da non fornire una base adeguata per le ricerche di follow-up. Fermo restando la liceità di queste operazioni chirurgiche di cambiamento di sesso, che peraltro in Italia sono subordinate a un criterio terapeutico.



Cosa intende esattamente con questo?

Che bisogna chiedere l’autorizzazione del tribunale che decide in seguito ad adeguate indicazioni mediche, non semplicemente in base alla richiesta della persona, anche perché ne consegue il cambiamento anagrafico con tutto quello che comporta. Se, quindi, si può dire che il cambiamento di sesso è una operazione terapeutica, è invece molto discutibile che l’eventuale ricorso dopo il cambiamento di sesso a pratiche di fecondazione artificiale abbia la stessa valenza terapeutica.

E qui si aprirebbe un altro capitolo inedito…

E’ un capitolo nuovo su cui riflettere, perché con il cambiamento di sesso si cerca di curare una anomalia sessuale della persona, ma non può essere ritenuto terapeutico mettere al mondo un figlio utilizzando i gameti presenti nell’organismo prima dell’operazione. Anzi direi che, anche se è banale dire questo, se una donna ha una tale avversione per l’identità femminile da voler cambiare sesso rimane problematico che poi possa chiedere di diventare geneticamente madre secondo la sessualità femminile da lei aborrita. E’ una vera contraddizione.

Appunto, sembra di essere davanti a una contraddizione così grande che stupisce che qualcuno parli invece di diritti civili da garantire.

Una donna che vuole liberarsi della sua femminilità tutt’al più paradossalmente potrebbe chiedere alla scienza di farla diventare padre, attraverso una sessualità nuova di tipo maschile, ma è stravagante che l’abbandono della femminilità debba avvenire a livello corporeo, ma con l’eccezione della fertilità. C’è qualcosa che non torna.

Cosa?

Mi fa pensare che queste richieste siano talmente stravaganti e statisticamente rare da far dubitare che siano davvero autentiche e non facciano parte di quel mercato della medicina o di quel mercato dell’informazione medica e paramedica oggi molto diffuso. Sicuramente questa vicenda fa notizia e attira l’attenzione, mentre oggi un normale cambiamento di sesso offre poca attenzione mediatica.

C’è però in ballo una concezione dell’essere umano, in tutto questo.

Tutta questa operazione si giustifica a partire da un argomento soltanto: io non mi sento più donna ma uomo, o viceversa. C’è una sorta di disperata ricerca di riconquistare la propria vera natura identitaria sessuale. Ma a questo punto cosa c’entra una manipolazione genetica così violenta come quella di cui stiamo parlando, che  è palesemente anti-naturale? Chiedono l’intervento della scienza per garantire la loro vera natura sessuale e, dall’altro lato, chiedono l’intervento per manipolare in maniera molto estrema la naturalità della procreazione. Anche qui c’è qualcosa che non quadra.

Visto che la legge 40 mette dei paletti precisi, non potrebbe esserci il tentativo di stravolgere una legge che certi ambienti hanno sempre criticato?

Non saprei, ma il vero paradosso è che la legge 40 non fa menzione di transessuali, fa menzione di coppie sterili. Siamo davanti a un quadro fantascientifico. Si presenta una coppia uomo e donna a un centro di fecondazione assistita dicendo: siamo sterili vogliamo un figlio. Esibiscono i loro dati, però nella coppia uno è transessuale: la legge non prevede questa ipotesi. Il centro invece dovrebbe dire: sì, siete sterili, vediamo cosa fare. Questi sono paradossi da mettere da parte. La legge 40 è una legge pensata come terapia della sterilità eterosessuale di coppia e basta. La parola eterosessuale la dico io, ma è implicita in tutto il testo della legge 40, anche se la parola manca.

Stiamo comunque assistendo a un attacco sempre più decisivo verso la famiglia come la tradizione e la Costituzione ce l’hanno consegnata, basti pensare ai passi avanti che stanno facendo in Italia i matrimoni fra persone dello stesso sesso.

Sa qual è il vero paradosso di tutto questo? Da una parte i difensori dell’ecologia ci hanno insegnato a rispettare la natura, a difenderla e a lottare contro ogni sua manipolazione arbitraria. Da questo concetto di natura è escluso però l’uomo, su cui invece si può fare di tutto. Una volta il Papa aveva parlato di ecologia umana. Il problema è questo: pochi mesi fa il ministero competente ha ordinato la distruzione di tutte le coltivazioni di piante trattate geneticamente dei laboratori dell’università di Pisa, coltivazioni non di profittatori, ma di laboratori universitari. Questo perché in Italia è proibito produrre piante transgeniche in nome dell’ecologia. Ma sull’uomo si ha il diritto di chiedere e di ottenere qualunque intervento:  questo è un paradosso pazzesco.