Il 4 agosto tra gli altri santi si ricorda Giovanni Maria Vianney, patrono dei parroci. Giovanni nacque da una famiglia di contadini a Dardilly, in Francia nei pressi Lione, nel 1786. Fin da piccolo venne educato a seguire i principi della religione e il bimbo era talmente affascinato dalla celebrazione della messa che una volta tornato a casa ripeteva gli stessi gesti del sacerdote. L’infanzia del santo fu segnata dalla rivoluzione francese che aveva imposto ai preti il giuramento alla costituzione, ma nella famiglia Vianney si rimase fedeli alla più pura spiritualità e furono anni difficili in cui anche il parroco fu costretto ad andare in esilio. La scuola del paese venne chiusa poiché non vi erano insegnanti laici e Giovanni crebbe quasi analfabeta conoscendo solo la religione. In seguito, con l’avvento di Napoleone, il giovane divenne sacerdote. Se non aveva alcuna difficoltà a provare la sua grande fede, ciò che non riusciva proprio a mettere in pratica era lo studio. Per lui era troppo difficoltoso rimanere sui libri, capire e ricordare ciò che vi era scritto e analoghe difficoltà le riscontrava anche nella scrittura. Giunse al punto di odiare il libri e faceva continuamente penitenza per riuscire a superare questo ostacolo. Decise così di fare un voto e di recarsi a piedi al santuario di La Lauvec, distante un centinaio di chilometri, sostenendosi con le sole elemosine ricevute per via e da quel momento smise di provare odio per lo studio. Ma avendo iniziato tardi la scuola era molto indietro, non venne perciò considerato come uno studente seminarista e nel 1806 fu costretto ad arruolarsi e a prestare il suo servizio militare nell’esercito napoleonico. Quando compì 26 anni il sacerdote del suo paese, Don Balley, ritenne che Giovanni avesse ormai raggiunto una preparazione scolastica sufficiente da permettergli di entrare in seminario, ma il giovane non era portato per gli studi e, nonostante il suo rigore morale e la sua fede, venne espulso dal seminario di Lione per incapacità allo studio. Don Balley però non si arrese, non voleva che il clero fosse privato di uno spirito così elevato e nel 1815 riuscì a farlo ordinare sacerdote, dopodiché Giovanni divenne il suo vicario nella parrocchia del paese. Due anni dopo però Balley morì e “il pretino ignorante”, così lo definivano, venne destinato a una cappellania ad Ars, una comunità di poco più di duecento anime dove l’impreparazione di Giovanni non avrebbe potuto fare alcun danno (secondo quanto si riteneva nella diocesi di Lione). Il villaggio era difficilmente raggiungibile e gli abitanti erano tutt’altro che religiosi, ma il giovane prete si impegnò talmente che in breve riuscì a riportare tutti sulla retta via. Estirpò le bestemmie, il lavoro festivo e il malcostume e presto la sua fama si diffuse nei dintorni. Giungevano pellegrini per confessarsi presso di lui, ma se egli non scorgeva il vero pentimento non accordava l’assoluzione, tuttavia era estremamente buono con i peccatori e durante la sua vita si prodigò sempre ad aiutare chi avesse bisogno del suo conforto morale. Dopo cinque anni Ars era divenuta parrocchia e aveva subito un mutamento radicale grazie al prete ignorante che aprì una scuola e un orfanotrofio. Giovanni Maria era stato nominato anche esorcista e raccontava lui stesso che per 35 anni il demonio lo tormentò non lasciandolo dormire di notte.



La fama di santità si diffuse in tutta la Francia, giungevano pellegrini in cerca di miracoli ed eventi prodigiosi che spesso si verificavano. Egli trascorreva anche dieci ore al giorno in confessionale per ascoltare e perdonare i peccati di quel mare di persone. Morì nel 1859 in odore di santità, venne beatificato nel 1905 e poi canonizzato nel 1925 da Pio XI che lo proclamò patrono dei parroci.

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