Non se ne può più della crisi economica, dei vari cicloni d’afa s’è detto anche troppo, la crisi del nuoto è da tacitare perché l’onore nazionale non demeriti, dei balletti Bersani-Vendola-Casini attendiamo ogni giorno una nuova esibizione. (L’unico argomento che tira è lo spettacolo della giustizia sportiva, ma qui mi taccio, perché criticarla è lesa maestà, e merita il deferimento). I giornali s’aggrappano in corda doppia ai sondaggi: l’ultimo, e potrebbe essere dell’anno scorso o di dieci anni fa, ci illumina sui buoni sentimenti dell’italiano medio.



Pensate un po’, per l’amore sarebbe disposto a rinunciare alla carriera, alle sigarette, in percentuali non bulgare, che al massimo si tocca il 35%, ma insomma, non siamo tutti utilitaristi, abbiamo un’anima, sappiamo che significhino per un ideale rinunce e sacrifici. Ci mancherebbe, direbbe la fanciulla innamorata e fidanzata di fresco al suo boy, se lui le spiattellasse “al 30% non potrei fare  ameno di te per un posto di lavoro garantito”. Partirebbe il pianto o lo schiaffone. Tenendo conto poi che di posti di lavoro sicuri se ne vedono pochi.  E invece,  ci dicono i vari analisti di sondaggi rosa, la coppia tiene.



E qui ammetto una totale idiosincrasia per la parola coppia. La psicologia di coppia, la catechesi di coppia, gli scambi di coppia. Già mi stava sull’anima il gioco delle coppie, con il bamba di turno che restava con la ramazza in mano, al calar della musica. Perché preferisco la persona, e le persone  s’incontrano, si dedicano l’uno all’altra, decidono di unire la loro vita perché si piacciono, certo, ma anche e soprattutto perché vogliono costruirsi e costruire una storia, accompagnarsi nell’esaltante e perigliosa sfida della vita.  Le coppie si fanno a briscola e, ci dicono i giornali di gossip, non sono mai eterne, cedono senza troppe remore al successo e al primo bikini che passeggia sul lungomare, sui pettorali tatuati del bagnino o lo sguardo profondo del papà di quell’amico di tuo figlio. Sarkozy e Carla, Magnini e Pellegrini, Belèn e il suo pupo Stefano: questi sono i modelli, andiamo, anche tra i ragazzini chi non ne cambia uno/a a settimana è uno sfigato o forse vuol entrare in convento.



Perché certo, amor mio, non rinuncerei mai a te, finchè sono innamorato, e questo è il primo equivoco: l’innamoramento e l’amore  sono due cose diverse. Il primo è un allarme, un palpito come una sirena, ecco, potrebbe essere lei/lui. Un segnale, l’inizio di un cammino. Poi è il tempo della volontà, che è pazienza, rispetto, tenerezza, sostegno, lavoro. E qui, appena s’intravede una fatica di poco conto, salta l’amore, la coppia, perchè almeno la carriera paga.

Ma il sopracitato sondaggio ci dice di più: pochi sono disposti a rinunciare all’amicizia, meglio lasciare la ragazza/o, se è d’intralcio con gli amici storici. Secondo equivoco: di che amicizia parliamo? Perché mai dovrebbero essere in competizione, amicizia e amore? 

Solo se s’intende l’amore come una gabbia soffocante, dove montano nausea e noia; se il tuo partner (orrenda parola, ma ditemi se qualcuno più usa il termine fidanzato)  pretende di essere il tuo mondo, e qui soccorre il buon vecchio Guccini, con un lapidario e schietto: “tu sei molto, ma non sei ancora abbastanza… tu sei tutto, ma quel tutto è ancora poco…”. 

Allora meglio svagarsi con gli amici, due giri in motorino, una nottataccia a balli e birre, tanto di ragazze/i se ne trovano altre, ritorna l’innamoramento, e per qualche mese è di nuovo il sogno.  E l’amicizia cos’è? Un consolarsi, un distrarsi a vicenda, un eccitarsi reciproco in cerca di nuove emozioni? Dovrei ricordare che gli amici veri non ti fanno sconti, ti aspettano, pazienti, ma ti strapazzano, se è necessario, e ti aiutano a guardare al tuo bene, anche se non ti appare tale.
Con la tenacia con cui ci si dedica, oggi, all’amicizia o all’amore, occhio, si costruiscono anche poche carriere, sicuramente non si smette di fumare, e con ogni probabilità si vivacchia storditi e insoddisfatti.