Il giorno 13 settembre la Chiesa cattolica ricorda la figura di San Giovanni Crisostomo, arcivescovo di Costantinopoli e importante Padre della Chiesa Primitiva, conosciuto per l’eloquenza nella predicazione in pubblico, per la sua denuncia all’abuso di autorità da parte dei vertici ecclesiastici e politici, per l’opera “La Divina Liturgia” e per le sue ascetiche sensibilità. Dopo la sua morte nel 407 i greci gli assegnarono l’epiteto “Crisostomo”, che significa bocca d’oro. Anche la Chiesa ortodossa e la Chiesa orientale cattolica lo riconoscono come santo e lo inseriscono tra i Santi Padri, insieme a Basilio Magno e a Gregorio Nazianzeno. Giovanni è nato ad Antiochia, terza città per importanza dell’Impero, nel 347 da una famiglia cristiana benestante, e già dalla tenera età visse in un clima pieno di contrasti: suo padre infatti era un alto ufficiale dell’esercito siriano e morì quando Giovanni era ancora piccolo, così la mamma Antusa, che aveva solo 22 anni, fu costretta a crescere il figlio con la sorella. Fu allievo del maestro Libanio che accusò la Chiesa di avergli rubato uno dei suoi allievi migliori, ma in giovane età Giovanni era ancora troppo legato alle passioni del mondo: era infatti gastronomo e amava le sentenze giudiziarie e il teatro. Egli venne battezzato a 18 anni dal vescovo Melezio e iniziò a seguire dei corsi di esegesi presso la scuola Diodoro di Tarso, famosa per la diversa interpretazione che i maestri davano alle Sacre Scritture rispetto alla tradizionale interpretazione allegorica fornita dalle scuole alessandrine. Una volta terminati gli studi, Giovanni ricevette gli ordini minori e decise di ritirarsi per dedicarsi allo studio della teologia: compose quindi un trattato, il “De Sacerdotio”, ispirandosi ai racconti di Gregorio nazianzeno. Nell’anno 380 riceve la carica di diacono di Antiochia e qualche anno più tardi divenne prima sacerdote e poi predicatore, ma la svolta più importante la ebbe nel 397 quando Nettario, l’arcivescovo di Costantinopoli, morì e l’Imperatore Arcadio scelse proprio Giovanni come suo successore. All’inizio riceve il sostegno della corte imperiale, nonostante le invidie che si attira sia dalla classe politica sia dagli altri vescovi, e riesce ad avviare una buona relazione con l’Imperatrice Eudoxia. 



Giovanni lavorò molto per cercare di moralizzare la chiesa di Costantinopoli e per allontanarla dal lusso, ma la sua opera era isolata e i risultati furono molto limitati. Per quanto riguarda invece gli scritti, Giovanni nei primi due anni di ordinazione sacerdotale scrisse otto omelie sui giudei e su coloro che li appoggiavano, intitolandole “contro i Giudei”. Le omelie di Giovanni vengono considerate come le opere di denuncia del giudaismo più forti mai scritte e la loro fama è dovuta al fatto che furono prese come pretesto dalla Germania nazista quando Hitler provò a legittimare l’olocausto e vennero utilizzate dagli antisemiti ogni qualvolta c’era bisogno di giustificare la loro persecuzione al popolo ebraico. Giovanni voleva infatti separare il cristianesimo e il giudaismo ponendo quindi i cristiani giudaizzanti di fronte a una scelta: nelle sue otto omelie egli cercò di dimostrare la colpevolezza dei giudei utilizzando il metodo della critica anti giudaica e anti ereticale che prevedevano la diffamazione dell’avversario.

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