Caro direttore,
La scuola che ha riaperto i battenti in questo mese di settembre 2012 è europea. Questo è il senso dell’annuncio che ha dato il ministro Profumo da Sky, esaltando alcune conquiste del suo ministero, come l’addio alla carta in forza della rivoluzione digitale o come i tanti progetti con scuole europee che caratterizzano il contesto scolastico italiano.
L’Europa è oggi un tema centrale nella politica. Così anche la scuola lo ha assunto come prioritario nella ripresa, che comunque è problematica e non basta qualche slogan per liberarla della zavorra burocratica che la appesantisce. Il tema del ministro Profumo è però interessante e centrale e sarebbe da assumere in tutto il suo valore. Ma scuola europea che cosa vuol dire realmente? Questa è la domanda cui non basta la rivoluzione digitale per dare una risposta convincente. Vorrei pertanto fare allora due semplici osservazioni relativamente alla “sfida” lanciata dal ministro.
La prima. Europea è una scuola che poggia sull’educazione, che mette al centro della sua attività, della sua organizzazione, della sua programmazione la maturazione dell’io. La seconda. Europea è una scuola che sceglie per la libertà e quindi a passi veloci abbandona il cappio soffocante dello statalismo. Questo è fare una scuola europea, è assumere le origini culturali dell’Europa che sono giudaico-cristiane e portarle dentro la scuola, facendo di essa un centro vivo che educa nella libertà. Il resto come la rivoluzione digitale o i progetti con scuole europee sono solo conseguenze e non fattori prioritari dello sviluppo. Perché dire addio alla carta può essere europeo come antieuropeo, mentre mettere l’educazione e la libertà al centro della scuola è la leva di tutte le rivoluzioni. E’ ciò che rende la scuola degna di essere tale.
TESTO IN PIU
XXXX [La prima. Europea è una scuola che poggia sull’educazione, che mette al centro della sua attività, della sua organizzazione, della sua programmazione la maturazione dell’io. La seconda. Europea è una scuola che sceglie per la libertà e quindi a passi veloci abbandona il cappio soffocante dello statalismo. Questo è fare una scuola europea, è assumere le origini culturali dell’Europa che sono giudaico-cristiane e portarle dentro la scuola, facendo di essa un centro vivo che educa nella libertà. Il resto come la rivoluzione digitale o i progetti con scuole europee sono solo conseguenze e non fattori prioritari dello sviluppo. Perchè dire addio alla carta può essere europeo come antieuropeo, mentre mettere l’educazione e la libertà al centro della scuola è la leva di tutte le rivoluzioni. E’ ciò che rende la scuola degna di essere tale.] XXX