Oggi pomeriggio alle 17:30 il ministro della Giustizia, Paola Severino, prenderà parte all’incontro “Vigilando redimere. Il lavoro come elemento fondamentale nel recupero del detenuto”, che si tiene presso l’Aula magna dell’Università di Padova. Oltre al ministro, all’evento parteciperanno Luigi Ferrarella, giornalista de Il Corriere della Sera, e Luciano Violante, presidente del Forum Riforma dello Stato del Partito Democratico. Coordina l’incontro Nicola Boscoletto, presidente di Officina Giotto. Porteranno il proprio saluto Giuseppe Zaccaria, magnifico Rettore dell’Università di Padova, il sindaco di Padova, Flavio Zanonato, e il procuratore generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Venezia, Pietro Calogero.



Il ministro della Giustizia prima di recarsi all’incontro visiterà la casa circondariale e la casa di reclusione “Due Palazzi”: le verranno mostrate le attività lavorative che occupano più di cento detenuti, attività curate da Officina Giotto, associazione che da tempo si occupa di seguire il percorso rieducativo dei detenuti del carcere di Padova. Al termine dell’incontro in Università, alcuni detenuti che partecipano alle attività lavorative di Officina Giotto regaleranno ai presenti alcuni dei loro prodotti.



L’iniziativa è organizzata dal Gruppo studentesco Articolo 27 in collaborazione con Officina Giotto. L’incontro di oggi fa seguito e continua l’attività cominciata nel novembre del 2011 con  un seminario promosso con la facoltà di Giurisprudenza di Padova sul senso di recupero che la condanna penale deve avere come indica la Costituzione italiana. Il carcere Due Palazzi è oggetto di questo tentativo di recupero grazie all’attività ormai decennale di varie cooperative sociali, Officina Giotto in primis. Quello del recupero dei detenuti è problema annoso e mai del tutto risolto: si calcola infatti, secondo diversi studi, che sette detenuti su dieci dopo aver scontato la loro condanna tornino a delinquere. Sempre gli stessi studi dicono invece che se in carcere il detenuto ha avuto la possibilità di svolgere attività lavorative, solo una percentuale tra il 12% e il 19% di loro torna ad attività criminose. 



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