L’attore Rupert Everett (gay dichiarato) ha fatto una sorta di coming out che sta facendo infuriare la comunità omosessuale inglese. Ha detto infatti, secondo quanto hanno riportato alcuni media, che “non c’è nulla di peggio che essere cresciuto da due papà”. Non è una dichiarazione da poco, tenendo conto che viene appunto da un omosessuale in un momento in cui in Inghilterra e negli Stati Uniti le coppie omosessuali (quasi tutte appartenenti all’alta società delle star della musica o del cinema) che adottano figli si moltiplicano, ultimi esempi Elton John e Miguel Bosé. IlSussidiario.net ha chiesto ad Alessando Meluzzi di commentare la dichiarazione di Everett. “Questo signore manifesta del buon senso e dice una cosa che per ogni persona orientata in modo positivo verso la vita sembra ovvia”. Aggiunge, Meluzzi, che la necessità per un figlio di avere entrambi i genitori, maschio e femmina, non dovrebbe mai essere negata. Nel mirino ci sono quei casi di adozione fatta solo per soddisfare il capriccio o il bisogno psicologico di due persone di diventare genitori: “La genitorialità non è un diritto né la risposta a un capriccio”.
Professore come commenta la frase di Rupert Everett?
E’ una frase che esprime quel buon senso che chiunque è orientato in modo positivo verso la vita, dovrebbe avere.
Perché un figlio cresciuto da due padri o da due madri dovrebbe subire un trauma, dovrebbe insomma subire quella che Everett definisce “la cosa peggiore”?
Perché la componente dell’umano si nutre della componente di genere maschile e femminile. Noi impariamo l’identità di genere maschile e femminile dalle nostre figure genitoriali, cioè il papà e la mamma. Dunque ogni bambino ha il diritto di avere un padre e una madre perché questa fonte di identità rappresenta la salute della mente, del corpo e dell’anima.
Dunque è necessario per la stabilità psicologica dell’individuo.
E’ una necessità, quella di avere entrambi i genitori, che non dovrebbe essere mai negata a nessun bambino, soprattutto a un bambino che viene dato in adozione, là dove c’è la possibilità di scegliere. Da questo punto di vista questa evidenza è l’evidenza fondamentale.
Ci spieghi meglio.
Teniamo presente che da un punto di vista generale la paternità, la maternità e la genitorialità non sono un diritto. Non sono la risposta a un capriccio dell’adulto e quindi non sono la risposta al desiderio spasmodico di due persone di sesso diverso, o ancor di più dello stesso sesso, di rispondere al proprio bisogno psicologico. La genitorialità è il donare, come nel caso della maternità e della paternità biologica, il bene della vita, dal punto di vista organico ma ancor di più dal punto di vista psicologico ed emozionale, a un bambino.
Viene insomma prima il bambino dei genitori.
La vera centralità del bisogno è quella del bambino. Da questo punto di vista siccome la richiesta di adozione supera l’offerta di adozioni ci sono una quantità di coppie fatte di padre e di madre e non si capisce perché si debba venire incontro a una domanda che invece appare di più il desiderio di rispondere a un proprio bisogno. Quello cioè di essere genitori ancor più in queste situazioni che lo stesso Everett giudica pessime. Credo sia molto triste per un bambino avere due padri o due madri.
Cosa risponde a chi obietta che anche tra le coppie etero ci sono casi di figli cresciuti con squilibri e problemi psicologici?
La risposta è semplice. Nessuno ha mai potuto fare un confronto statistico fra la quantità di famiglie naturali in cui viene generata la vita o quelle adottive fatte comunque da un padre e da una madre, e le coppie omosessuali. Non c’è nessun confronto, non c’è nessuno che può sostenere che le famiglie fatte da due padri siano migliori. Ma basta citare un dato: se i figli hanno bisogno di stabilità, basta confrontare la stabilità e la durata delle coppie fatte da uomini e donne con quella delle coppie gay, che sono quelle più esposte a separazioni e conflittualità, e su questo ci sono dei dati. Basterebbe questo dato sulla stabilità per stabilire la realtà dei fatti – al di là del fatto in sé, che è comunque aberrante.
Una espressione forse un po’ forte, la sua?
Aberrante nel senso che un bambino deve poter mutuare elementi del femminile dalla figura genitoriale femminile ed elementi del maschile dalla figura genitoriale maschile. Pensare di rendere monco di uno di questi aspetti della vita il bambino, è di per sé patologico al di là di quanto possa essere patologica anche una coppia eterosessuale perché risponde comunque a quella struttura che la Genesi ci ricorda con una semplicità e una naturalezza inesorabili. E cioè: “Dio uomo e donna fece a propria immagine e somiglianza”, espressione che richiama in qualche modo la complessità assoluta dell’immagine di Dio bisognosa anch’essa del maschile e del femminile.
In definitiva, si tratta della soddisfazione del proprio desiderio contro la necessità strutturale del bambino.
Questa voglia di essere genitore può essere un capriccio dell’adulto e la nostra società confonde molto spesso i dritti con i capricci. Come disse anche il Santo Padre, questa è una società che confonde i diritti con gli arbritri e i capricci personali.