In una intervista rilasciata oggi al Corriere della Sera il direttore del dipartimento di genetica medica del Policlinico di Tor Vergata Giuseppe Novelli fa il punto sul caso sempre insoluto dell’omicidio di Yara Gambirasio. Il professore è anche uno dei massimi esperti di analisi del dna e per questo motivo è stato consultato da quanti dirigono le indagini sul caso. Come si sa, le indagini per scoprire l’assassino della ragazza sono da mesi tutte incentrate sulle analisi di migliaia di dna prelevati dagli abitanti della zona. Ultimamente si sarebbe riusciti a identificare un dna trovato sul corpo di Yara che apparterebbe, secondo gli inquirenti, al padre del potenziale assassino. Si tratta di un uomo morto ormai nel 1999 il cui dna è stato isolato su una marca da bollo della sua patente e su un francobollo di una cartolina, elementi a cui si è arrivati ispezionando la discoteca che si trova nelle vicinanze del campo in cui è stato trovato il cadavere di Yara. Elementi che appaiono però ancora nebulosi, a quattro mesi dalla chiusura definitiva delle indagini. Secondo il professor Novelli, come si legge nell’intervista, una marca da bollo e un francobollo sono sufficienti per individuare un dna anche a distanza di così tanto tempo. Il professore commenta poi la richiesta del consulente della famiglia Gambirasio di riesumare il corpo di Yara: una scelta con cui è d’accordo, permetterebbe, dice, di tagliare la testa al toro. Ma è una scelta, aggiunge, che spetta soltanto al magistrato. La coincidenza del dna dell’uomo morto nel 1999 con il dna trovato su Yara fa pensare che sia il padre dell’assassino. Ma il dna non corrisponde a quello delle due figlie dell’uomo: dunque un figlio illegittimo? Secondo il professore è possibile: in Italia, dice “il tasso di illegittimità sia valutabile intorno al 10-12% della popolazione”. E a proposito delle indagini che si sono concentrate esclusivamente sugli esami del dna il professore dice che l’esame del dna deve sempre essere un elemento, non l’unico elemento che permette di accusare una persona. Anche perché chi ha lasciato il dna, può aver toccato Yara senza per questo esserne l’assassino. Si tratta comunque del dna di un maschio: se davvero lo ha lasciato il figlio illegittimo dell’uomo morto nel 1999, a quest’ora, saputo della notizia, potrebbe essere fuggito.
Sempre che sapesse di essere il figlio di quell’uomo. Dunque indagini smepre aperte, mentre il tempo passa e si avvicina la chiusura definitiva delle indagini. Con la probabile sentenza di archiviazione per mancanza di colpevoli.