Alessandro Sallusti, direttore de Il Giornale è colpevole del reato per cui era accusato. La Procura della Cassazione chiamata a decidere sulla denuncia per un articolo – non scritto da lui, ma pubblicato dal quotidiano di cui è direttore – in cui l’autore invocava la pena di morte per un giudice, ha chiesto l’annullamento con rinvio a quattordici mesi di reclusione. Sallusti cioè è stato giudicato colpevole di diffamazione ma viene accolta la necessità di “rivalutare la mancata concessione delle attenuanti”. La riduzione della pena dunque diventa inevitabile. Il caso aveva sollevato polemiche molto accese: quasi ogni schieramento politico da sinistra a destra aveva espresso solidarietà al direttore ed era intervenuto anche il Capo dello Stato dicendo che una condanna alla galera non era tollerabile, in quanto si tratta di libertà di stampa e di pensiero. Il capo del Governo Mario Monti ha commentato la sentenza da poco emessa dicendo che si tratta di una sentenza in linea con quanto stabilisce l’Unione europea. Monti aveva sempre dichiarato di aver seguito il caso in prima persona: aveva espresso la necessità si trovasse un equilibrio tra quelli che sono i due beni della società, e cioè la libertà di stampa e la tutela della reputazione. L’articolo in questione trattava del caso di una ragazza di 13 anni che sarebbe stata costretta ad abortire contro la sua volontà da una sentenza di un giudice, giudice che nell’articolo veniva accusato di aver obbligato all’omicidio e dunque, per lo scrivente, meritava la stessa sorte del bambino ucciso con l’aborto. La Corte d’appello aveva ritenuto Sallusti pericoloso per aver permesso di pubblicare tale articolo e quindi da punire con la reclusione in carcere. Dal canto suo il direttore de Il Giornale aveva rifiutato ogni ipotesi di chiedere la grazia: “Chiedere la grazia? No. La grazia la chiede uno che sa di aver sbagliato, io sono convinto di non meritare quella sentenza, quindi perché dovrei chiedere scusa di un reato che non ho commesso?”.
Sallusti aveva poi espresso in alcuen dichiarazioni l’idea che l’Italia è l’unico Paese occidentale dove si può andare in galera per delel idee: ” Siamo nel campo dell’opinione e non si può andare in carcere per un’opinione. Se dovesse andare tutto bene continuerò a fare il mio lavoro e mi auguro che questo rischio apra gli occhi alla classe politica perché si regoli in maniera più equa la materia e si risolva il problema una volta per tutte”.