L’Erba Brusca è un locale frequentatissimo di Milano, nonostante non sia in centro città. Si trova infatti lungo il Naviglio Pavese (Alzaia Naviglio Pavese, 286 – tel. 0287380711), nella parte più stretta di quella strada tagliata in due verticalmente dal torrente, che poi finisce ad Assago. Cos’ha di tanto attraente questo luogo d’antan? Be’ sicuramente l’orto, davanti al quale si mangia con la bella stagione, ma è altresì bello anche il clima da osteria di un tempo, che ha dalla sua anche una cucina eccellente e una scelta di vini che solo dei giovani potevano fare, lasciando per strada blasoni di una Milano da bere che appartiene al passato. Quando sono uscito di qui c’era la luna che illuminava la campagna milanese, mentre fra qualche settimana ci saranno le nebbie. Allora mi è venuto in mente che Milano è città-laboratorio che si fa continuamente reinterpretare e, in questi giorni come non mai, esce con nuovi stimoli, molti dei quali raccoglieremo a Golosaria. Stimoli che arrivano tutti dai giovani. Già, quei giovani che hanno dai 20 ai 25 anni, immersi nell’università o nei primi lavori, complici, loro malgrado di questa crisi e contemporanei delle nostre fatiche. Se qualcuno li chiama “bamboccioni” lo insulto: erano altri i bamboccioni. Questi sanno bene cosa sia la flessibilità e anche ciò che si chiama orizzonte, che non coincide con la propria città e neppure con il Paese.



Quest’anno, al Meeting di Rimini, sono venuti in tanti all’incontro dove parlavano tre loro coetanei. Erano Simone, Giacomo e Maria Teresa (sul sito del Meeting il video dell’incontro). Li ho chiamati perché al di là della bravura, ancora tutta da dimostrare trattandosi di un lavoro, non hanno mai spento il loro desiderio, che è una delle risorse più importanti di cui ciascuno di noi è dotato.



Ma sono tantissimi quelli che oggi sono attratti dal gusto, forse sulla spinta di una rivoluzione che dal 1990 ha portato alla luce tutte le ricchezze della nostra agricoltura. O forse è solo quel filo che lega le generazioni e che ancora ha un laboratorio di conoscenza dentro alle case.

Per questo, abbiamo deciso di conoscerci meglio: lo faremo sabato 6 ottobre a Milano alle ore 15, nella sala congressi del WJC (via Achille Papa, 30), con Giorgio Vittadini e con altri amici, per capire come la scoperta del gusto, in certi casi, può diventare un lavoro su di esso.

È una scommessa che in questo momento ci sentiamo di fare, stupiti davanti alla serietà con cui molti hanno iniziato a lavorare sul proprio desiderio. L’impeto con cui scrivo nasce dal fatto che un po’ mi rivedo in loro, indietro di 30 anni, quando iniziavo a maturare l’idea di fare una tesi sul mercato del vino. Una tesi che avrebbe dovuto farmi vedere un metodo di lavoro. Così è stato, difatti mi si è aperto un mondo, che non avrei mai immaginato di vedere e che dal 1985 in poi ha percorso l’affermazione della qualità alimentare italiana, non solo nel suo Paese di origine, ma in tutto il mondo. Ora inizia una nuova fase, quella della qualità irrinunciabile, tema della nostra prossima edizione di Golosaria, che diventa essenziale anche in un momento particolare com’è quello di oggi.



Vi aspetto in tanti: l’incontro è libero, fate girare la voce.

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