Il Papa ha nominato oggi Massimo Camisasca, superiore della Fraternità San Carlo Borromeo, nuovo vescovo di Reggio Emilia-Guastalla. Prende il posto del vescovo dimissionario per motivi di età Adriano Caprioli che per l’occasione ha annunciato ufficialmente alla diocesi il nuovo vescovo. Ecco il testo integrale
Annuncio alla Diocesi del Nuovo Vescovo
Alla Chiesa di Dio che è in Reggio Emilia-Guastalla, a tutti quelli che in ogni luogo, qui e in missione, sono uniti a noi e a quanti abitano e servono nelle istituzioni la Città e il territorio
Questa Cattedrale, che ci vede qui convocati, nella sua lunga storia ha visto la successione di diversi vescovi, da S. Prospero ai vescovi che mi hanno preceduto, al vescovo Paolo Gibertini, e a me, mandato qui tra voi come pastore il 20 settembre 1998. Era giusto che questa Cattedrale, chiesa madre di tutte le chiese della Diocesi e simbolo della città, fosse il luogo più opportuno per annunciare l’evento atteso del nuovo Vescovo.
Il Santo Padre Benedetto XVI, dopo aver accettato la mia rinuncia al mandato di Vescovo di Reggio Emilia-Guastalla, presentata al compiersi del 75.simo anno di età, ha nominato nuovo vescovo Mons. Massimo Camisasca, finora Superiore Generale della Fraternità sacerdotale dei Missionari di S. Carlo Borromeo (segue la lettura di alcuni dati biografici).
Vogliamo già sin d’ora salutarlo e disporci ad accoglierlo come “servo di Cristo, apostolo per chiamata, scelto per annunciare il Vangelo di Dio” (Romani 1,1), e ringraziare il Santo Padre che lo ha mandato per confermare la fede dei fratelli e rendere testimonianza del Vangelo a tutti. Prima che il seguire un’idea, un progetto, il passaggio da un vescovo a un altro è da leggere come un avvenimento di fede, di cui rendere grazie al Signore e, al tempo stesso, come una chiamata fatta all’intera Chiesa per una risposta coerente e generosa al Vangelo.
Desidero inoltre esprimere il mio filiale ringraziamento al Santo Padre che mi ha permesso di portare a compimento in questi ultimi tornanti del mio episcopato: le visite pastorali al Vicariato della Città nelle sue zone e parrocchie; gli Orientamenti pastorali per i Progetti di Iniziazione cristiana nei pellegrinaggi alla Cattedrale dai vicariati; il restauro di questa Cattedrale, accompagnandone il suo ritorno alla vita piena come simbolo della Chiesa locale e della città, e infine con il mandato a due sacerdoti del nostro presbiterio come missionari “Fidei donum” in Albania e in Madagascar.
Confesso che per me questo prolungamento nel ministero episcopale non è stato facile e motivo anche di qualche preoccupazione e sofferenza di fronte al moltiplicarsi di impegni, da ultimo la vicenda del terremoto, che continua a mettere alla prova famiglie fuori casa, imprese già in difficoltà per la crisi finanziaria e perdita di posti di lavoro, diverse comunità parrocchiali che vedono compromesse chiese, oratori, canoniche per un tempo che sarà né breve né facile, e chiedono di non essere lasciati soli, una volta spenti i riflettori.
Ora con serenità di cuore e con spirito di fede, che so condivisi dall’intera comunità diocesana, sono lieto di trasmettere il testimone della guida pastorale di questa bella Chiesa alcarissimo confratello Mons. Massimo Camisasca. La Chiesa reggiano-guastallese, che si prepara nella preghiera ad accogliere il nuovo Pastore, per grazia di Dio e grazie ai suoi Vescovi ha combattuto le sue buone battaglie, ha conservato la fede (cfr. 2 Timoteo 4,7), impegnandosi in scelte storiche: la familiarità con la Parola di Dio; la cura della vita liturgica e spirituale e della Caritas; l’avvio del diaconato permanente; la fioritura delle Case della Carità e delle nostre numerose missioni nel mondo; l’evangelizzazione in queste nostre terre; la formazione del laicato e la promozione della cultura.
Non possiamo nasconderci che per essere fedeli a queste scelte storiche – le scelte del Concilio Vaticano II – la nostra Chiesa è, come altre, messa alla prova: dalla diminuzione e invecchiamento del clero, solo in parte integrati dalla crescita dei diaconi permanenti; dalla riorganizzazione territoriale delle parrocchie in comunità unite pastoralmente; dalla sfida educativa per la trasmissione della fede alle nuove generazioni; dalla accoglienza e integrazione dei nuovi arrivati da Paesi e culture diverse e, più radicalmente, dalla distanza culturale tra la visione cristiana e la mentalità contemporanea in tanti ambiti di vita delle persone e della società.
Senza essere “presenzialista”, al Vescovo oggi è chiesta una presenza capillare. Sì, perché la presenza del Vescovo è sempre gradita, sia dai sacerdoti sia dai laici, dalle religiose e consacrate, dalle varie comunità, a partire dalle parrocchie nelle visite pastorali. Tale presenza è un grande corroborante del legame che deve esserci tra Vescovo, clero e diocesi, non solo nei momenti ufficiali, ma anche personali. Al Vescovo, si chiede sempre il massimo.
Pure le diverse realtà della laica Reggio Emilia vedono volentieri il Vescovo in mezzo a loro. Non mancano al Vescovo momenti ufficiali in cui intervenire, come l’omelia del 24 novembre in occasione della festa del Patrono San Prospero, convegni sul “Bene comune” promossi su territorio dalla Commissione diocesana per l’impegno sociale e politico, o dalle varie associazioni, ma anche incontri con le amministrazioni comunali. Questo è richiesto dalla missione stessa della Chiesa di rendere testimonianza del Vangelo a ogni coscienza, perché anche su questo fronte è configurabile un servizio mediato della Chiesa al Bene comune.
L’invito è ad accogliere ora il nuovo Vescovo, certo anche perché nuovo e come tale portatore di doni che il Signore custodisce nei suoi benevoli disegni (cfr. Filippesi 2,12-13), accogliendolo come guida, promotore e custode della comunione di tutti in questa nostra Chiesa: Chiesa che il Vescovo nuovo già ama e dovrà imparare a conoscere, perché amare una Chiesa è già principio di conoscenza (S. Gregorio Magno). “Vescovo” si è da subito, “padre” si diventa nel tempo (S. Agostino).
I tempi di cambiamento chiedono a tutti una forte docilità: un più cordiale affidamento all’imprevedibile forza rinnovatrice dello Spirito; un più forte amore per la Chiesa, il Papa e il Vescovo, senza divisioni. Per un mondo che cambia velocemente, l’opera dell’evangelizzazione
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Chiede tempi che non corrispondono ai pochi decenni di ministero pastorale. Solo l’ingenuità può farci pensare diversamente: illuderci di succedere a noi stessi. L’immagine è quella paolina di coloro che corrono nello stadio (cfr. 1 Corinti 9,24), per una frazione di percorso, poi consegnano il testimone nelle mani di chi viene dopo.
Per quanto mi riguarda, per la prima volta nella mia vita mi tocca scegliere dove andare, verso quale destinazione partire. Ogni altra partenza della mia vita sacerdotale — dagli studi a Roma all’insegnamento di liturgia, di teologia e spiritualità al Seminario di Venegono, alla direzione del Centro studi di Gazzada, sede della Fondazione Ambrosiana Paolo VI, alla destinazione a parroco a Legnano, non ultima alla stessa elezione a vescovo — erano altrettante chiamate impensate, a cui dare la mia risposta libera.
Ma ora, a che cosa mi chiama il Signore? E a quali segni rispondere, perché anche questa tappa della mia esistenza sacerdotale piaccia al Signore? Il mio desiderio è di potere continuare a servire la Diocesi, a cui mi vincola questo anello consegnatomi all’ordinazione episcopale, e che tuttora mi lega a questa Chiesa. Assicuro che non verranno meno il mio affetto, il costante pensiero, la mia fedele preghiera per tutti, a partire dal nuovo Vescovo.
Affidiamo ora nella preghiera questa nostra amata Chiesa e il cammino che l’attende al Signore, per l’intercessione dei Patroni S. Prospero e S. Francesco, dei santi giovani martiri Crisanto e Daria qui custoditi in cripta, della Beata Giovanna Scopelli, prima carmelitana in questa città, del Beato Artemide Zatti originario di Boretto, cooperatore salesiano missionario in Argentina, del Beato Card. Andrea Carlo Ferrari, dono che accomuna la nostra Chiesa con la Chiesa di Milano.
Invochiamo infine l’intercessione della Beata Vergine Maria venerata come Madonna della Ghiara e a Guastalla come Madonna della Porta, e qui in Cattedrale come Vergine Assunta, che dall’alto della torre campanaria del Duomo tutti protegge, benedice, guida come Madre di Dio, al quale ci rivolgiamo nella preghiera del Padre nostro.