Il 7 settembre la Chiesa Cattolica ricorda il beato Guido da Arezzo. Il luogo e la data della sua nascita sono incerti, ma si presume che sia nato intorno al 991 ad Arezzo, anche se versioni contrastanti indicano come città natale anche Ferrara, Talla e Pomposa. Guido fu un monaco benedettino e insegnò nell’Abbazia di Pomposa, vicino a Ferrara, tanto che è conosciuto anche come Guido di Pomposa. In questa abbazia notò per la prima volta che i monaci suoi confratelli avevano molte difficoltà a imparare e memorizzare i canti gregoriani e per questo ideò uno stile d’insegnamento del tutto nuovo. Sempre per questo motivo Guido è considerato il padre della moderna notazione musicale. Egli adottò per la prima volta il tetragramma, poi modernamente sostituito dal pentagramma, ed è considerato colui che inventò le odierne note musicali. Questo nuovo metodo lo rese molto popolare in tutta l’Italia settentrionale. Fu a causa di questo e dell’invidia che si sviluppò tra i monaci che Guido dovette trasferirsi da Pomposa ad Arezzo. La cittadina non possedeva un’abbazia come quella di Pomposa ma ospitava una importante scuola di canto dove Guido, sistematosi sotto la protezione del vescovo, andò ad insegnare. Fu così che dal 1025 divenne insegnante di musica ad Arezzo e poté mettere a punto il nuovo sistema delle note musicali che è giunto praticamente inalterato fino ai nostri giorni. Per facilitare il lavoro dei cantori, Guido utilizzò le prime sillabe di un inno allora molto conosciuto, quello di San Giovanni Battista, composto da Paolo Diacono. Fu così che inventò le note musicali come sono giunte fino a noi (Ut-Re-Mi-Fa-Sol-La). Nei paesi di lingua francese è ancora usata come nota l’Ut al posto del Do. Con la nuova impostazione delle note, si posero le basi del solfeggio musicale e un nuovo modo di scrivere le note, nel rigo del tetragramma. Il trattato che egli scrisse, il Micrologus, che conteneva la codificazione del nuovo sistema, lo rese in breve tempo molto famoso, tanto che il papa Giovanni XIX lo invitò a Roma per avere dalla sua viva voce informazioni più dettagliate sulla grande innovazione. Fu così che Guido soggiornò nella città eterna dal 1028 in Laterano. 



Qui si fermò per due anni, illustrando alla curia le novità da lui introdotte. La sua salute lo costrinse però a non prolungare oltre il suo soggiorno romano e a tornare ad Arezzo. Dopo il 1030 le notizie sulla vita di Guido si fanno più frammentarie e meno ricostruibili. Si sa che si trovava nel monastero di Fonte Avellana nello stesso periodo in cui Pier Damiani prendeva i voti di monaco. Sappiamo infatti che i due si conobbero e divennero molto amici. Fu proprio in questo monastero, reso celebre da Pier Damiani, che Guido portò a compimento l’opera compendio del suo lavoro, il Codice Musicale, conosciuto anche come il Codice di Fonte Avellana che ancora oggi è conservato nell’antica biblioteca di quel monastero. A partire dal 1040 Guido tornò a Pomposa, dove divenne priore e dove chiamò con se l’amico Pier Damiani che rimase con lui per due anni. Morì nel 1050. Una statua di Guido d’Arezzo si trova in una nicchia del Palazzo degli Uffizi di Firenze.

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