Era stato il pomo della discordia proprio negli ultimi afflati della legislatura appena trascorsa. Uno “scippo” vergognoso che IlSussidiario.net non ha mancato di stigmatizzare. La sintesi è stata più o meno questa: siamo di fronte a una vergogna nazionale (che ci è valsa anche la condanna dell’Unione Europea), ma il motivo è semplice: il finanziamento delle politiche di lavoro per i detenuti, pur facendo risparmiare lo Stato, abbattendo la recidiva e costituendo una reale possibilità di riabilitazione dei detenuti ha un difetto: non porta voti. Non porta un solo voto a chi concepisce la politica come un grande affare e un meccanismo che si alimenta di scambi di favori, più o meno leciti, tra potentati o comunità locali intese come puri bacini elettorali. E così si è ripetuto il triste copione dell’assalto alla diligenza.
Proprio le colonne di questo giornale hanno raccolto lo sdegno di personalità di primissimo piano come l’ex sottosegretario alla giustizia Luigi Manconi, che della legge cosiddetta Smuraglia è il padre con il politico comunista e la cattolica Fumagalli Carulli “Il mancato rifinanziamento della Legge Smuraglia è il segno più evidente di quella sfacciata ipocrisia che si sta manifestando nel coro pressoché unanime di solidarietà a Pannella. Tutti, infatti dimenticano le ragioni del suo sciopero. Il suo gesto viene presentato come una mera testimonianza individuale, un atto di religiosità laica, un segno di eroica sensibilità. Si dimentica che tutto ciò rappresenta una scelta politica di un uomo politico per un obiettivo politico”. Gli faceva eco Luciano Violante, già ministro della Giustizia, senza mancare di distribuire le giuste responsabilità anche alla stampa che male comunica circa questa legge: “Il nome che la stampa ha usato per definire il provvedimento non corrisponde al contenuto. Non si svuotavano le carceri, ma si stabiliva in alcuni casi un incremento delle misure alternative che hanno dato buona prova negli anni passati. Sarebbe stato senza dubbio uno strumento positivo, basato sul principio che il carcere, la massima delle pene, venga lasciato come ultima ratio”.
Ma a queste cattive notizie, cattive e squalificanti per la classe politica già in profonda crisi, se ne contrappone una decisamente più buona. Forse per mostrare una reazione alla dura bastonatura europea di nemmeno una settimana fa, infatti, il governo ha preso la decisione, per iniziativa del primo ministro uscente Mario Monti, di destinare sedici milioni di euro della Legge di Stabilità all’attività lavorativa per i detenuti. Ora la palla passa alle commissioni competenti di Camera e Senato, e Mario Monti si augura di assistere a una fine diversa della storia.



“Ho già avuto modo di esprimere la mia grande amarezza per il mancato via libera definitivo, al Senato, del provvedimento del governo sulle misure alternative, e anche per lo svuotamento, alla Camera, nel disegno di legge Stabilità, di fondi da destinare al settore giustizia. Finanziarie il lavoro dei detenuti – sottolinea il Guardasigilli Paola Severino – significa dare loro una chance, ma anche investire in sicurezza sociale”. Insomma, Mario Monti ci riprova, dopo il decreto Salva-Carceri, ancora una volta. E di concerto con i suoi ministri, Paola Severino e Vittorio Grilli. Una buona notizia, questa, a cui si spera che qualche spericolato parlamentare in ansia di riconferma elettorale non cambi il finale con un colpo di penna.

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