E’ stata dura e netta, com’era del resto prevedibile, la reazione della Chiesa alla sentenza della Cassazione in cui, neanche troppo velatamente, si lascia intendere che l’adozione di bambini da parte della coppie gay sia legittima. Ricapitolando: la suprema corte ha stabilito che una madre separata potesse ricevere in affido il figlio, destinandolo a lei e non al padre, ritenuto violento e inidoneo all’educazione del bambino. La madre in questione convive con un’altra donna, con la quale ha una relazione. La Cassazione non si è limitata ad affermare che la donna in quanto tale è in grado di prendesi cura del minore, ma è andata oltre, sostenendo che non esistono prove in merito al fatto un nucleo familiare omosessuale non possa rappresenta un contesto in grado di favorire adeguatamente lo sviluppo di un bambino. Non solo. Ha anche aggiunto che chi ritenesse il contrario si macchierebbe di un semplice pregiudizio. «L’adozione dei bambini da parte degli omosessuali porta il bambino a essere una sorta di merce», ha, invece, fatto presente l’arcivescovo Vincenzo Paglia, presidente del dicastero vaticano per la famiglia. Paglia, intervenendo a Radio Vaticana, ha ribadito che un bambino deve poter nascere e crescere secondo quella modalità che, da sempre, sono considerate quelle ordinarie. Facendo, cioè, parte di una famiglia composta da un padre e da una madre. Laddove si venga cresciuti da un solo genitore, questo rappresenta una situazione drammatica che non può fare testo. «Inficiare questo principio è pericolosissimo, per il bambino anzitutto, ma per l’intera società». Del medesimo avviso l’Osservatore Romano, che parla di vera e propria “sentenza shock”. Il quotidiano della Santa Sede precisa inoltre come non si capisca di cosa parli la Cassazione, laddove la sentenza afferma che non esistano studi scientifici volti a dimostrare l’inidoneità dei gay ad adottare. Sulla questione si è espresso anche Avvenire, l’organo ufficiale della Conferenza episcopale italiana. Che definisce la sentenza ambigua. «Per esperienza comune di ogni essere umano la nascita di un bambino scaturisce dall’unione tra un uomo e una donna, comporta la cura e l’allevamento da parte dei genitori».



Secondo il giornale dei vescovi, inoltre, la sentenza cancella quanto è stato accumulato ed elaborato non solo dall’esperienza umana, ma dalle stesse scienze psicologiche.

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