A proposito di partiti (un fenomeno che in Italia si riproduce per scissione, come i partiti socialisti di una volta), un mio vecchio amico voleva fondare il partito del lunedì, ossia di quelli che sono felici quando inizia la settimana. Ma alla fine si rischia di avere, fra gli adepti, pochi studenti e tanti anziani vicini alla pensione. Anche il partito di quelli a cui piace il nuovo anno può essere un’idea. E questo 2013 è tutto una sorpresa, anche se non ci rendiamo conto. La prima sorpresa – me ne sono reso conto dopo una chiacchierata di quelle che non si devono mai fare a tavola – è stata vedere che la gente è tornata a parlare di politica. E non è poca cosa se pensiamo che sono due estati che la noia e il voltastomaco avevano tolto persino la speranza di andare a votare. Si parla di politica perché le cose immutabili hanno iniziato a toccarci, soprattutto la sicurezza, il futuro dei figli, la capacità di risparmiare, insomma le cose di tutti i giorni che davamo un po’ per scontate e che sembravano un gioco, visto dai salotti dei talk show. Ma che brutta cosa sono i talk show! E poi dicono di Masterchef…
I talk show hanno solo l’effetto di fare di ogni cosa una caricatura, un teatrino, assolutizzando il personalismo che è il male vero della politica di questi giorni. L’anti-talk show è invece la stima di sé, ossia di un soggetto magari invisibile ai media, ma capace di costruire con altri un’ipotesi di società, possibilmente migliore. Che è sempre una collettività, mai il mestiere del demiurgo di turno. E’ quello che una volta rappresentavano i partiti, quelli che si formarono nel dopoguerra, prima della definitiva corruzione che, inevitabilmente, offre il potere. Detto questo, l’inizio del nuovo anno mette adrenalina all’io, altro che stare a guardare lo spettacolo d’altri. Mi viene il sospetto che chi invoca compagini in nome di unità ideali (e non l’assunzione di responsabilità personale), pensi ancora a una politica stanca col guidatore del carro, unico e solitario. E se invece gli ideali fossero loro stessi un motivo di convergenza di persone impegnate in compagini diverse? Non sarebbe una ricchezza oltre agli steccati? Sono pensieri di inizio anno, che faccio davanti al mio libro, quello che dovrebbe essere in ogni casa e che non per nulla si chiama Adesso (ma qui Renzi non centra, piuttosto è don Primo Mazzolari che aveva intitolato così il suo giornale).
Sfoglio i primi 15 giorni e appunto, di mio pugno: 1 GENNAIO “Ancora oggi, che ho superato i cinquant’anni, vivo il primo giorno dell’anno come una promessa, pensando alla sorpresa di quello che sarà. Un anno. Con il freddo, il caldo, gli incontri, le cose belle e quelle meno, ma sempre vivi dentro a questo ordine che ogni dì fa uscire la luce del mattino e poi la notte”.
2 GENNAIO “Un giorno, sulle montagne di Ponte Chianale, l’astrofisico Marco Bersanelli m’ha fatto vedere, a scalare, le immagini confuse delle galassie; ma poi, con una riduzione di visuale, s’è visto l’universo ordinato. E quando ha proiettato quell’ultima immagine ha detto: “Ecco, tutta questa immensa complicazione sembra esserci per un solo motivo: perché possa esistere la vita dell’uomo sulla Terra”.
5 Gennaio. Il mio amico Gianni Masciarelli, produttore di vino, aveva imparato che il vino faceva dei racconti ed era fonte di cultura. Per questo il suo sogno è stato ristrutturare il castello di Semivicoli. Come se il filo rosso che lega la storia fosse dentro a un sorso di Montepulciano.
8 Gennaio. Le favole sono come la verifica, da bambini, di un mondo positivo, prima del disincanto. Oggi, che è il mio compleanno, voglio ricordare una frase che l’amico Carlo Pastori mi scrisse quando, pochi giorni prima, se ne andò la mia mamma: “Sento ancora il sapore dolce delle fragole, il profumo del primo fiore che guardai, la tua mano tra i miei capelli, forte e fragile”.
9 Gennaio. Con l’inverno ci vuole un piatto caldo, come i cardi gratinati al gorgonzola. A Nizza Monferrato i cardi sono coltivati con religiosità: interrati per renderli bianchi, e poi croccanti dopo le prime gelate: hanno un amarognolo che ricorda il finale di certe Barbera di queste parti. E della bagnacaoda.
11 gennaio Ci può essere qualcosa di bello dentro ai lavori domestici? La stessa domanda si potrebbe fare per il lavoro ordinario. La risposta in ogni caso è sì. Dipende se si ha in mente lo scopo, e soprattutto, per chi lo si fa.
Questi i pensieri dei primi giorni dell’anno vergati sul libro Adesso, che sembrano apparentemente sconnessi fra di loro. E invece non lo sono. Per nulla. Non lo sono perché abbiamo bisogno di ritrovare alcune cose certe, che sono nella storia personale di ciascuno di noi, ma anche di fianco a noi: basta osservarle per riconoscerle, possibilmente a televisore spento. Alcune semplici cose certe che possano ridare stima a noi stessi più che al vincitore di questo o di quel talk show. E non è poca cosa, in un anno che appare con tanti presagi di cambiamento. Cambiamenti che potrebbero emozionalmente travolgerci come dentro a un talk show. Oppure vederci protagonisti, come chi riconosce in un vino, una grande annata.