Oggi, lunedì 14 gennaio 2013, la Chiesa ricorda tra gli altri San Potito Martire. A quanto pare, l’etimologia del nome deriva dal latino “Potitus”, forse collegabile all’antico nome romano “Potitius”. L’origine potrebbe essere derivata dalla parola “potis” con significato di padrone. San Potito nacque nel II secolo a Sardica nell’antica Dacia Inferiore (attuale Romania). Figlio unico di una famiglia molto ricca, a tredici anni decise di sfidare le ire paterne scegliendo di abbracciare la fede cristiana. Da qui solo la leggenda, in cui si raccontano le imprese miracolose compiute dal giovane. Si narra della guarigione inspiegabile di un’importante matrona affetta dalla temibile lebbra, delle tentazioni diaboliche superate senza tentennamenti e ancora della liberazione da una possessione diabolica che torturava la figlia dell’imperatore Antonino Pio. Lo stesso imperatore che nel 160 decise di arrestare, torturare e infine decapitare il povero Potito solo perché cristiano.



Il culto del Santo ebbe un’ampia diffusione nella zona di Napoli, Benevento e Capua. A parecchi anni dalla sua morte le reliquie del Santo vennero poi traslate in Sardegna. A oggi i resti sono custoditi nella cattedrale di S. Maria Assunta a Tricarico, in provincia di Matera in Basilicata. Ad Ascoli Satriano, durante la celebrazione in onore di San Potito, un busto del Santo viene portato in processione lungo quasi tutte le vie del paese. Nella piazza vicina alla chiesa viene bruciato il “ciuccio”. Secondo la leggenda, un mulattiere del paese durante un viaggio verso Ascoli Satriano, fu costretto a sopprimere uno dei suoi asini da soma che era sprofondato inesorabilmente nel fango. Dopo aver ucciso la povera bestia, il mulattiere pensò bene di recuperare la pelle scuoiando l’animale. Prima di riprendere il viaggio verso la città, l’uomo espresse una preghiera a San Potito. Pochi passi e il mulattiere senti alle proprie spalle il raglio dell’asino ucciso, si voltò e vide dietro sé l’animale. Prese la pelle e la rimise alla bel e meglio sul corpo dell’asino, che nel frattempo stava ritornando nel luogo dove era sprofondato. Raggiunto il posto l’asino si fermò e il mulattiere prese a scavare a mani nude nel fango. Dalla melma spuntò il corpo ancora ben conservato di un giovane ragazzo, l’uomo pensò di aver ritrovato il corpo di San Potito e corse ad avvisare tutti i suoi compaesani. Fu così che nacque la leggenda del “ciuccio” di Ascoli Satriano. 



San Potito Martire viene considerato il Santo Patrono delle città di: Ascoli Satriano, in provincia di Foggia; San Potito Sannitico, in provincia di Caserta; Tricarico, in provincia di Matera. A San Potito Martire si rivolgono preghiere di intercessione per la guarigione nei casi di mal di testa.

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