Riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta al Sindaco di Udine

Egregio sig. Sindaco,

È passato un anno esatto e ci ritroviamo esattamente nella stessa situazione che si era creata con il convegno sull’acqua in Palestina del Gennaio 2012, con da una parte lei e i suoi assessori che danno le chiavi della città ai denigratori di Israele e noi dall’altra a protestare per come le cose vengono portate avanti.



In verità ci aspettavamo, soprattutto dopo le polemiche dello scorso anno, un comportamento più consono da parte delle autorità municipali di Udine, invece, purtroppo, il copione si ripete e noi ci troviamo, nostro malgrado, a doverle scrivere a mezzo di questa lettera aperta il nostro completo disaccordo su come vengono gestite le cose, prima fra tutte la mancanza di un contraddittorio che faccia diventare il momento di confronto e non di pura propaganda per una delle parti in causa e di delegittimazione per l’altra.



Innanzitutto abbiamo notato che questi “seminari” vengono immancabilmente organizzati in date molto vicine al 27 gennaio, data che ricorda la Shoà e l’olocausto del popolo ebraico durante la seconda guerra mondiale.

Una volta può essere un caso, due volte di seguito fanno venire il dubbio che ci sia l’intenzione di infangare gli ebrei vivi che si difendono, prima di commemorare quelli morti perché non si sono difesi.

Oppure che si debba dare in anticipo un compenso agli arabi palestinesi per le commemorazioni che verranno poi fatte di lì a poco.

In ognuno dei due i casi la cosa è sgradevole e senza senso.



Nei siti delle organizzazioni dell’evento contro la “barriera della vergogna” si legge che in Israele è in atto uno stato di apartheid.

Non bisogna essere particolarmente informati per capire che questa cosa è un falso e se a dirlo è la propaganda araba è un conto, ma se la stessa cosa viene ripetuta da organizzazioni italiane che hanno anche il patrocinio da parte del Comune che lei presiede, la cosa diventa grave al punto da essere da noi considerata come un vero e proprio atto di diffamazione.

Come è diffamazione, lo crediamo fermamente, quello che viene generalmente detto e ripetuto e cioè che gli israeliani di oggi si comportano come i nazisti, che gli allievi hanno imparato dai maestri e ora usano ciò che hanno imparato sui palestinesi, oppure che Israele abbia eseguito nei confronti degli arabi una pulizia etnica.

Siamo sicuri che lei converrà con noi che questi sono falsi montati a tavolino da persone che risponderanno del loro operato davanti alla storia.

Possiamo assicurarle, caro Signor Sindaco, che il governo dello Stato di Israele non ha mai costruito né in Cisgiordania, né a Gaza, né in nessun altro luogo dei campi di sterminio con camere a gas e forni crematori e che nessun arabo palestinese è mai stato gasato e cremato da mani ebraiche o israeliane.

Possiamo assicurarle che la popolazione araba israeliana, che conta oltre un milione e cinquecentomila anime, vive in Israele in un regime di democrazia molto più sviluppato di molte altre democrazie europee, in un livello economico superiore a quello della quasi totalità delle altre popolazioni arabe al mondo, che gode di ogni tipo di assistenza sociale, medica e pieni diritti politici e, per finire, la stampa israeliana in lingua araba è l’unica stampa araba al mondo non soggetta a censure governative.

Detto questo vogliamo mettere l’accento sul fatto che la barriera difensiva costruita sul confine fra Israele e la West Bank ha, di fatto, azzerato gli attentati terroristici che hanno insanguinato lo Stato Ebraico negli ultimi anni e quella difesa statica ha salvato decine e decine di vite umane sia da una parte che dall’altra.

Chi lo chiama muro della vergogna si dovrebbe vergognare perché senza di esso assisteremmo a una catena di attentati sanguinari con vittime e feriti e ritorsioni con altre vittime e altri feriti.

È passato un anno Caro Sindaco, e in questo anno sono successe moltissime cose, e ci riferiamo soprattutto alla rivolta in Siria, a poche decine di chilometri in linea d’aria da Israele, dalla Cisgiordania o da Gaza, dove a tutt’oggi sono state uccise dall’esercito siriano e dai rivoltosi, secondo stime al ribasso, circa 85.000 persone, fra cui molti bambini e civili, e fra loro anche palestinesi.

Eppure non abbiamo visto grandi articoli sui giornali come quelli che svolazzano nelle prime pagine quando Israele, sempre colpevole, anche quando attaccata, è in qualche modo coinvolta.

Quando muore qualche palestinese e non nel conflitto con Israele, la cosa sembra non interessare a nessuno.

Egregio sig. Sindaco, 85.000 persone sono state massacrate in Siria, ci sono testimonianze fotografiche raccapriccianti, e nessuno ne parla o se lo fa è in sordina.

Non le sembra che questo doveva essere un tema urgente e grave da affrontare anziché replicare la tre giorni del 2012 contro Israele? Lei e la sua giunta avete dato la vostra adesione a delle organizzazioni che sanno muoversi solamente per i palestinesi che hanno a che fare con Israele ma che si disinteressano degli altri che hanno più bisogno e che sono in piena emergenza.

Le chiediamo: è sicuro di aver fatto la scelta giusta? Non lo so a lei, ma a noi questa storia puzza di ipocrisia e antisemitismo della più bassa lega.

 

Con osservanza

 

Michael Sfaradi, scrittore e giornalista free lancer della Tel Aviv Journalist Association; Franco Perlasca, presidente Fondazione Giorgio Perlasca; Lior Shambadal, direttore stabile dei Berliner Symphoniker Orchestra; Ugo Volli, ordinario di Filosofia – Università Torino; Renate Schuler-Olivo, lettrice di tedesco – Università di Udine; Domenico Freni, ricercatore universitario Dipartimento di Matematica e Informatica – Università di Udine; Alfonso Margani, ricercatore – Università di Parma, Gen. B. Fulvio Tabacco, Ufficiale della Riserva; Elio Cabib, docente – Università di Udine, Antonio Donno, ordinario di Storia delle Relazioni Internazionali – Università del Salento; Giuliana Iurlano, ricercatrice di Storia delle Relazioni Internazionali – Università del Salento; Rosj Domini, artista; Carla Di Veroli, assessore Politiche Culturali – Municipio Roma XI; Simona Gasperini, addetto stampa; Simone Bessis, studente in psicologia; Lorella Zarfati, consulente finanziario; Sabrina Di Segni, commerciante; Andrea Di Veroli, analista programmatore; Grazia Di Veroli, impiegata e consulente storica Shoah, Micol Perugia, cake designer; Laura Mascolo, operatore sociosanitario; Giovanna Di Giorgio, insegnante; Annita Vivanti, commerciante; Silvia Contarino, igienista dentale; Sandro Sergio; Oliva Darmstadt, informatica; Massimo Benocci, architetto e consulente di comunicazione; Germana Beucci, imprenditore; Vegim Spahiu, impiegato; Ugo Maria Domenico Calò, avvocato; Stefano Nacamulli, imprenditore; Giovanni Sabatello, commerciante; Ilda Sangalli Riedmiller, pensionata; Paola Torelli, impiegata; Lucia Fano, docente scuola media superiore; Massimo La Verde, impiegato; Roberto Di Veroli, perito elettronico; Federico Falconi, consulente; Giorgio Bizzi, traduttore, editor e scrittore; Tiziana Alvari, pensionata; Shila Kashi, designer; Eugenio Bacchini, pedagogista; Marta Binda, coordinatrice di reparto ospedaliero; Carlotta Rivka Angelini, artigiana; Fabrizio Baldi, ingegnere; Paolo Ligozzi, medico; Luciana Stella, pianista; Yehoshua Bubola Lévy de R., regional manager; Fabrizio Comolli, publisher; Anna Albano, editor; Ben Zur Levi, precario; David Rothschild, guida turistica; Andrea Viel, agente di vendita; Vittorio Levi, pensionato; Maurizio Landieri, libero professionista; Maria Derossi, impiegata; Cletti Cristaldi, insegnante in pensione; Viviana Mancini, agente turistico; Miranda Daniela Azzolini, agricoltore; Tiziana Marengo, libero professionista; Letizia Moscati, consulente immobiliare; Luigi Diamanti, libero professionista; Nathalie Rosenberg, assistente alla comunicazione per audiolesi; Michela Ghiorzi di Sacco, imprenditrice e personal chef; Gianni Bondì, commerciante; Sandie Sanfilippo, addetta call center; Jacqueline Helmetag, impiegata; Emilio Casati, pensionato; Enkeleid Hasko, tecnico IT; Alberto Tancred, impiegato; Sergio Rosselli, impiegato; Alessandra Boga, wb editor;Gianluca Lanternari, artigiano; Debora Pajalich, casalinga; Alessandra Panzieri, casalinga; Alessandra Pontecorvo, casalinga; Alberto Cherti, formatore; Umberto Anticoli, commerciante; Claudia Piperno, insegnante; Tal Haberman, ristoratore; Maria Giovanna Mittino, casalinga; Donatella Pajalich, commerciante; Zoila Guzman, addetta alla vendita; Lillo Naouri, papà a tempo pieno; Giordana Sermoneta, casalinga; Elio Limentani, funzionario amministrativo; Miriam Sonnino, ristoratrice; Edmondo Monti, consulente; Stefano Matulli, addetto alle vendite; Elisa Rachele Marzi, disoccupata; Maria Grazia Bulgarini Schweizer, pensionata; Alessandro Barbato, impiegato; Giordana Pontecorvo, imprenditrice; Isabella Emery, insegnante; Giuseppe D’Anzul, contabile; Elisabetta Di Veroli, commerciante; Fabio Ariel Cinelli, magazziniere; Alessandra Vivanti, commerciante; Angelo Moscato, commerciante; Leonard Journo, imprenditore; Ilaria Neiman, critica d’arte; Mariangela Dabbene, impiegata; Roberto Milani, gallerista; Paolo D’Agostini; ottico optometrista; Emma Moscati, commerciante; Mauro Moshe Tabor, impiegato; Avner Flavio Hannuna, imprenditore; Silvia Heller, libera professionista; Gasparini Nadia, artigiana; Angelo Di Consiglio, commerciante; Daniele Rossi, security manager; Sonja Orgiu, avvocato; Claudio Zarfati, commerciante; Elsa Orsini, casalinga; Giovanni Piludu, impiegato; Mario Carboni Cagliari, dirigente industriale; Angelo Zarfati, commesso; Marco Di Porto, tassista; Solli Peress, commerciante;

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