Oggi giovedì, 17 gennaio 2013, la Chiesa Cattolica festeggia Sant’Antonio Abate. L’etimologia del nome risulta incerta, probabilmente etrusca, secondo alcuni potrebbe significare “colui che fronteggia i suoi avversari”. Spesso rappresentato con la veste di monaco, di eremita e di abate, i suoi attributi principali sono la campana, il fuoco, la croce a tau, il bastone, il maiale, il serpente e l’aquila. Sant’Antonio Abate è il Santo patrono di moltissime città italiane tra cui Bagnasco, Castelcovati (BS) e Città di Castello (PG). Tantissimi quelli che lo invocano come Protettore: eremiti, contadini, allevatori, macellai, salumai, tosatori, commercianti di tessuti e tessitori, conciatori, guantai e becchini. Sant’Antonio Abate è anche invocato contro l’herpes, le fiamme dell’inferno e gli incendi, è quindi anche patrono dei pompieri. Considerato un potente taumaturgo, da sempre viene invocata la sua intercessione per la guarigione da malattie della pelle come scabbia, lebbra, rogna, e tutte le malattie veneree. In molti paesi viene soprattutto ricordato come il Santo degli animali domestici.



Considerato uno fra i più importanti eremiti di tutta la storia del Cattolicesimo, Sant’ Antonio Abate nacque nel 250 circa nella città di Coma in Egitto. Quando all’età di vent’anni rimase orfano di entrambi i genitori, nell’animo del giovane Antonio nacque l’idea di sottrarsi alla vita comune. Decise di diventare un anacoreta. Lasciò tutti i suoi averi ai poveri e si trasferì in solitudine in un angolo sperduto del deserto egiziano della Tebaide. Abbandonò il suo romitaggio solo due volte. La prima volta per portare conforto a tutti i cristiani di Alessandria che subivano persecuzioni da parte dell’imperatore romano Massimino Daia. La seconda su un invito fatto da Papa Atanasio il Grande, che chiedeva il suo aiuto per esortare tutto il popolo cattolico a essere fedele alle regole del Concilio di Nicea.



Molte persone rimaste affascinate dal forte carisma emanato dal Santo, decisero di seguirlo nella sua scelta di vita. I seguaci si divisero in due comunità, una a Occidente e l’altra a Oriente. Tutti vivevano semplicemente in continua preghiera, riparandosi in anfratti e grotte naturali lontani da qualsiasi comodità e fonte di distrazione. Antonio era considerato l’“abba” il padre e come un padre leniva la loro sofferenza fisica e spirituale portando conforto con parole di fede e speranza.

La vita del Santo trascorse così in semplicità seguendo la regola dell’ “ora et labora” per più di ottant’anni. Mori in solitudine e silenzio nel 356 quando già attorno al suo nome aleggiava lo spirito della santità.



Oggi si festeggiano anche: San Sulpizio il Pio Vescovo; Santa Roselina di Villeneuve Monaca; Santa Neosnadia; San Giuliano Saba Eremita; Beata Eufemia Domitilla e San Marcello Vescovo di Die.