“Noi e l’Italia” lo stato del paese nel 2011 secondo il rapporto annuale dell’Istat, rapporto che vuole presentare lo “stato di salute” della nazione, è stato reso noto con i suoi dati ufficiali. Uno stato di salute assai grave si direbbe leggendo quanto ha diffuso l’Istat: nel 2011 infatti le famiglie nello stato di povertà relativa erano l’11,1%. La percentuale corrisponde a un numero di 8,2 milioni di persone, il 13,6% della popolazione italiana residente. La povertà assoluta invece tocca un totale di 3,4 milioni di persone pari al 5,2% delle famiglie. Numeri altamente drammatici dunque, un tasso davvero alto di povertà assoluta e relativa, ancora più drammatici se si rileva che un anno prima, nel 2010, il numero dei poveri relativi era “solo” di 2 milioni e 700mila circa. In termini percentuali un aumento rispetto al 2010 di oltre sei punti. Con povertà relativa si intende il livello individuato attraverso il consumo pro capite o il reddito medio nell’usufruire di beni e servizi in rapporto al livello economico medio di vita in una determinata zona o regione e la quantità di denaro di cui ogni persona può disporre mediamente ogni anno. Entrando nel dettaglio del panorama nazionale, i dati Istat indicano come in Sicilia esiste la più marcata diseguaglianza nella distribuzione del reddito e anche il reddito medio annuio più basso, il 28,6% in meno rispetto alla media italiana. In Sicilia il 50% delle famiglie si colloca al di sotto di 17549 euro all’anno, per una media di 1455 euro al mese. C’è poi anche il tasso di inattività che risulta essere nel 2011 uno deo più alti d’Europa. Le persone che tra i 15 e i 64 non svolgono attività alcuna sono quotate in un tasso del 37,8% d’Europa: dietro all’Italia in Europa c’è solo l’isola di Malta. Per inattivi sono considerati coloro che non sono né occupati né cercano un impiego. Le donne sono ben il 48,5%. La disoccupazione di lunga durata quella che dura da oltre 12 mesi, ha toccato nel  2011, il 51,3% dei disoccupati nazionali.



 Il tasso di disoccupazione giovanile nel 2011 ha toccato il 29,1% (persone tra i 15 e i 24 anni) in aumento per il quarto anno consecutivo e superiore alla media europea che è pari al 21,4%. 

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