Nel caso senza soluzione apparente dell’omicidio della piccola Yara Ggambirasio, torna nuovamente al centro delle attenzioni il marocchino Fikri, l’unica persona fermata e sospettata in tutta la faccenda. Scarcerato poco dopo il fermo a bordo di una nave che lo stava riportando in Marocco pochi giorni dopo la sparizione di Yara, Fikri è ufficialmente scagionato dalle accuse. Non solo: i magistrati che indagano senza successo sul caso hanno cercato di archiviare definitivamente la sua posizione, ma la famiglia di Yara si oppone. Come si sa, Fikri venne fermato per via di una intercettazione telefonica (il marocchino lavorava al cantiere nei pressi della palestra alla cui uscita Yara venne prelevata, cantiere dove si indirizzarono sin da subito le indagini) in cui in un primo momento sembrò di capire traducendo la sua conversazione con la fidanzata, che avesse visto persone che avevano ucciso Yara. La traduzione venne però riesaminata e si giunse alla conclusione che il marocchino non aveva parlato di quello né tantomeno di aver visto uccidere qualcuno, e venne liberato. Furono ben sei i tentativi di interpretazione di quanto detto: “Dio mio, Dio mio, non l’ho uccisa io” sarebbe stata la versione che lo incastrava. Adesso la famiglia di Yara ha chiesto a una interprete marocchina una nuova perizia su quanto detto nel novembre 2010 dall’uomo: anche lei ha dato la medesima interpretazione della prima volta, cioè non l’ho uccisa io. Fikri invece sosteneva di aver parlato con un creditore tunisino affinché gli rispondesse dopo innumerevoli tentativi andati a vuoto. Questa fu la versione che spinse gli inquirenti a rilasciarlo. Così nel novembre 2011 è stata chiesta l’archiviazione della sua posizione da parte del magistrato inquirente. Gli esperti, una libanese, un tunisino e tre marocchini, escludono abbia mai pronunciato la parola uccidere, piuttosto avrebbe detto cose come «Dio, perché non funziona?» o «fa che si muova». Adesso c’è di nuovo il dubbio dopo la nuova consulenza e la famiglia di Yara chiede che non venga archiviata la posizione di Fkri chiedendo anche si proceda all’analisi di circa duecento peli trovati sul corpo della ragazzina.
Il caso Yarag Gambirasio si trascina tristemente da oltre due anni senza alcuna soluzione in vista. Decine di migliaia i dna esaminati senza aver scoperto nulla, se non qualche indizio, come il caso di un dna risalente a una persona morta anni fa di cui si sospettò un figlio non ricoonsciuto ufficialmente, ma mai identificato.