Il 28 gennaio è il giorno in cui la Chiesa ricorda, tra gli altri, San Giuseppe Freinademetz, che con le sue virtù e le sue opere missionarie ha dato grande supporto a quanti avevano bisogno di aiuto morale, spirituale e, soprattutto, per andare avanti nella vita di tutti i giorni. Giuseppe nacque il 15 aprile 1852 in un piccolo paesino situato nella provincia di Bolzano, in Trentino Alto Adige, in una famiglia in un cui la fede e i principi cardine della religione cattolica erano presi in grandissima considerazione, tant’è che sin da piccolissimo nacque in lui quel sentimento religioso e di grande carità nei confronti del prossimo. Giuseppe, inoltre, ebbe un’educazione molto attenta e accorta nel rispettare quelli che sono i doveri di un bravo cristiano e in particolar modo nei riguardi della preghiera che soleva fare più volte nell’arco delle giornate. Oltre a questi elementi contribuirono alla sua formazione il frequentare prima la scuola della cittadina di Badia e poi un collegio ubicato a Bressanone.



Una volta conclusa questa sua parte di vita, decise di entrare in seminario all’interno del quale intraprese il percorso che da lì a poco lo avrebbe portato a diventare un sacerdote. Cosa che venne ufficializzata nel 1875 all’età di 25 anni. Dunque la sua vocazione era stata saldata e consacrata ufficialmente e gli fu immediatamente assegnato il primo compito come cappellano della Chiesa di San Martino nella città di Badia. Secondo i racconti tramandati di generazione in generazione, Francesco fu molto apprezzato dai propri parrocchiani per come riusciva a svolgere il proprio compito in maniera esemplare, avendo sempre parole di conforto per quanti necessitavano di un supporto. Tuttavia, Francesco aveva nel proprio animo la voglia di fare molto di più per i bisognosi e dopo solo tre anni decise di intraprendere un altro percorso senza dubbio più difficile, ma che probabilmente era il motivo principale per il quale era nato in lui quel sentimento caritatevole: diventare un missionario.



Il 28 luglio 1878 decise, dunque, di entrare a far parte della Congregazione del Verbo Divino, che tra l’altro era nata proprio lo stesso anno in cui Francesco fu ordinato sacerdote. La sua prima missione incomincia dopo pochissimo tempo e lo vede partire per la Cina: apportò il proprio contributo prima nella città di Hong Kong e poi nella cittadina di San-tung. Qui rimase per oltre trent’anni ed ebbe modo non solo di offrire aiuto ai più poveri, ma portò anche a loro la parola del Signore. Inoltre, si prese cura della preparazione degli abitanti del luogo che avevano volontà di intraprendere la via del Signore e scrisse alcuni trattati religiosi che trovarono notevole successo, tant’è che le copie furono ristampate più volte.



Purtroppo dovette avere a che fare, a partire dal 1895, con una situazione politica cinese molto difficile che vedeva i missionari e i tanti cinesi che si erano convertiti alla religione cristiana essere perseguitati in maniera aspra da alcune associazioni segrete. Moltissimi furono uccisi, in particolar modo nel suo territorio. Francesco dovette convivere con questa situazione per tantissimi anni nel corso dei quali comunque continuava a tenere fede a quella che era la sua missione evangelica. Una situazione non semplice, ma che non grande merito e coraggio riuscì a portare a compimento finché il 28 gennaio 1908 morì all’età di 56 per avere contratto una delle peggiori malattie dell’epoca: il tifo.

I grandi meriti di Francesco e la grande devozione che ne contraddistinse la vita terrena furono riconosciuti dalla Chiesa nel 1951, con l’inizio del procedimento per la beatificazione che poi avvenne nel 1975 grazie a papa Paolo VI. In seguito diventò Santo nel 2003 grazie alla canonizzazione voluta da papa Giovanni Paolo II. San Francesco Freinademetz è particolarmente venerato in tutta la regione del Trentino Alto Adige, in Germania e in Austria con tantissimi pellegrini che si recano a visitare la sua casa natale.