Da criminale a cattolico convinto. Il passo è stato breve, seppur difficoltoso, per John Pridmore. L’uomo ha conosciuto la prigione e in qualche modo ha toccato il fondo. Una vicenda in parte simile a quella di Fabrizio Corona, che è stato condannato a sette anni, dieci mesi e 17 giorni di carcere per estorsioni ai danni di diversi personaggi del mondo dello spettacolo e dello sport. La madre Gabriella Corona durante il rotocalco televisivo Verissimo di Canale 5 ha lanciato un appello: “Ha commesso dei reati, per i quali è giusto che paghi, ma è anche, e ribadisco anche, una persona perbene. Negli ultimi due anni ha pagato debiti e avviato un’attività che funziona benissimo e di cui io sono orgogliosa”. Quello che si può augurare a Fabrizio Corona non è una pena mite o di farla franca, ma di cambiare vita, proprio come è successo a John Pridmore che dopo le numerose cadute è riuscito a risalire, mettendosi, ora, a disposizione per testimoniare la sua fede attraverso opere di carità, e dedicandosi ai giovani. Ilsussidiario.net racconta l’incredibile cambio di rotta, che Pridmore rivela anche nel suo libro Il buttafuori di Dio. Una storia vera.



Può descrivere com’era la sua vita prima di convertirsi al cattolicesimo?

Sono nato nell’East End di Londra. All’età di 10 anni i miei genitori mi hanno detto che avrebbero divorziato e dentro di me è successo qualcosa che mi ha fatto prendere la decisione, inconscia, di smettere di amare. All’età di 13 anni ho cominciato a rubare. A 15 anni sono stato messo in una prigione giovanile dove sono rimasto fino a 16 anni. Quando sono uscito l’unica cosa che sapevo fare era rubare e così ho fatto. A 19 anni sono stato di nuovo in carcere, ancora una volta il modo in cui ho affrontato il mio dolore era con la rabbia, ero sempre in lotta. Ero così violento che mi hanno messo 23 ore in isolamento. Sono uscito da lì ancora più arrabbiato e incattivito.



Poi cosa è successo?

Ho iniziato a girare per i club e discoteche sia nell’East End che nel West End di Londra. Ho incontrato alcuni ragazzi che sembravano avere tutto, soldi, potere, ragazze e, nella mia ingenuità, ho pensato che quello era ciò di cui avevo bisogno, ciò che mi avrebbe soddisfatto. Così ho cominciato a lavorare per loro, ma dopo un po’ di tempo mi sono reso conto che non lavoravo per loro, ma stavo lavorando con loro. Questa gente controllava la maggior parte della criminalità organizzata di Londra. A mia vergogna, mi sono coinvolto nel traffico di droga, racket e criminalità di tutti i tipi. A 27 anni avevo praticamente tutto ciò che si dice dovrebbe farti felice, un attico, macchine sportive, ragazze, più denaro di quanto potessi spendere, ma dentro sentivo un grande vuoto, perché niente riusciva a soddisfarmi completamente.



Aveva praticamente tutto quello che desiderava, eppure non era felice?

No, in realtà ero disperato, stavo cercando la pace, ma la cercavo nei posti sbagliati. Mi drogavo ogni giorno, crack e cocaina, fumavo e bevevo pesantemente, anche le mie relazioni e la mia vita sessuale erano disordinate e fuori di ogni regola.

In quel periodo stavo lavorando in un club del West End di Londra, quando picchiai un uomo in modo tale che stavo per ucciderlo. Il solo pensiero che mi venne in testa fu: o mio Dio, per questo mi danno 10 anni! Era la dimostrazione di quello che ero diventato, stavo uccidendo un uomo e quasi non mi importava. Se mi fosse importato, infatti, non avrei agito così. Questo mi ha portato a riconsiderare la mia vita, a cercare di capire perché ero cosi infelice.

Cosa è stato a farle cambiare vita?

Una notte divenni conscio di tutto questo, sentii una voce dentro di me ed era la voce di Dio. E’ così che ho cominciato a cambiare la mia vita. Cominciai ad andare a dei ritiri e al primo cui partecipai, condotto da un prete, feci una cosa che non avevo mai fatto: mi confessai per la prima volta in 27 anni. Mi sentii completamente rinnovato dal sacramento e poi mi accostai al grande miracolo dell’Eucarestia, sapendo che lì è veramente presente Gesù. Ho cominciato anche a lavorare con Madre Teresa, che mi ha detto che dovevo ricominciare ad amare me stesso e gli altri. Così ho deciso di portare il messaggio di amore di Dio ai giovani, per aiutarli a non commettere gli stessi errori che avevo commesso io.

 

Cosa o chi altro l’ha aiutata in questo cambiamento di vita?

 

Credo le preghiere di mia madre, che mi hanno accompagnato in ogni giorno della mia vita e che mi hanno spinto a capire che Dio c’è, realmente. Questo è il vero punto di svolta della mia vita.

 

Qual è il cuore del messaggio che vuole portare agli altri?

 

Che Dio c’è, esiste per raggiungere ciascuno di noi. Dio ama ognuno di noi e vuole che viviamo una vita speciale e felice.

 

Il fattore ambientale, vivere cioè in certi quartieri, come alcuni dell’East End londinese, hanno un’influenza sul comportamento dei giovani?

 

A Londra ci sono molte bande di cui entrano a far parte i giovani e che poi possono portare al crimine organizzato. Per questo penso sia importante andare a parlare nelle scuole, per combattere il fondamentalismo che porta alle gang.

 

Qual è la sua opinione su certi fatti, come quelli recentemente accaduti nel quartiere di Tower Hamlet, dove la bande operavano in nome della sharia islamica?

 

Tutti i fondamentalismi religiosi sono pericolosi quando cercano di influenzare e sostituirsi alla legge che vige nel Paese. Perciò devono essere fermati. Non si può accettare che vi sia una legge che vige nel regno Unito e una che vale per Tower Hamlet.

 

Qual è la situazione generale a Londra?

 

Londra è una grande metropoli, sana e ricca, ma esistono anche zone in cui la criminalità è molto presente, anche quella organizzata. E’ difficile, quindi, parlare di Londra in generale, occorre specificare di quali quartieri o zone si parla. Per esempio, Tower Hamlet è uno dei quartieri ad alto tasso di criminalità, e criminalità organizzata, ma altre zone di Londra ne sono completamente libere.

 

A Londra convivono molte culture diverse. Lei come vede questa convivenza?

 

Sì, a Londra vi sono molte culture diverse, ma io credo che possano convivere insieme e sono spinte a farlo. E’ molto edificante vedere comunità diverse vivere l’una accanto all’altra, lavorare insieme, pregare insieme e cercare di incontrarsi. D’altro canto, questo è il vero spirito di una comunità, accettare le altre comunità e vivere nell’amore e nel rispetto.