Nella cattedrale di Reims addossata ad una colonna c’è la Madonna alle prese con il cambio di fasce a Gesù Bambino. Dietro ci sono il bue e l’asinello che si affacciano dalla pietra (con buona pace del puntiglioso Ratzinger che da esegeta ha dovuto ammettere che Matteo e Luca non ne facevano cenno nel loro racconto). Mi colpisce sempre quel daffare di Maria, mamma alle prese con i pannolini e la “cacca santa”, il seno che le scoppiava di latte contro la sottana di lino ruvido, l’odore delle bestie nella stalla e il viavai di visitatori, pastori o re che fossero. E poi le esigenze di un bambino che faceva sì dei gran sorrisi, era bello come un angelo, ma strillava anche, e tanto, quand’era affamato e reclamava la poppata. 



Mi ci ha fatto ripensare mio nipote, Giacomo, quattro anni, che con l’intelligenza della verità che solo i piccoli conoscono, mi ha chiesto se Gesù Bambino faceva le “puzzette”. Gli ho dovuto rispondere di sì, perplessa e incantata, sebbene temo fosse in cerca di un inattaccabile alibi. Quello che sarebbe scandalo per ogni altra fede rivelata, è origine di consolazione per i cristiani. Perché un Dio che entra nel grembo di una donna, si fa carne e passa attraverso il suo utero è la più bella notizia che potesse ricevere l’umanità. Un Dio che si fa uomo. Un mistero che facciamo fatica a penetrare o riconoscere fin quando la curiosità infantile non ci costringe a pensare. 



Oggi anche il Papa ci si è messo, durante la prima udienza generale del 2013, parlando della debolezza di quel Bambino, della donna umile e sconosciuta scovata dall’Angelo nella periferia dell’impero e della bellezza che è venuta fuori da tutta la storia. O la Salvezza che è lo stesso. “Et incarnatus est de Spiritu Sancto, ex Maria Virgine professiamo nel Credo, ma non so quanti di noi riflettono davvero sulle conseguenze che questa Verità ha nella nostra vita. Benedetto XVI ha spiegato che a quella frase ci inginocchiamo (o dovremmo) perché il velo che nascondeva Dio, viene aperto e “il suo mistero insondabile e inaccessibile ci tocca: Dio diventa l’Emmanuele”. Il Dio con noi. Così quando avvertiamo la nostra di povertà, l’inadeguatezza di fronte al mondo, sappiamo di non essere soli, di essere accompagnati: c’è una Presenza che è azione nella nostra storia e in quella dell’Universo. 



Un bel cambiamento di prospettiva. “Noi siamo figli di un Padre che ci ama e che non ci abbandona mai”, ha cinguettato il Papa su Twitter. Un annuncio che porta in sé Speranza e gioia, che ci fa addormentare tranquilli, confidenti nella potenza di Dio e nelle sue meraviglie. Come bambini. E tutto questo perché il Creatore si è fatto creatura. Perché Dio, quel Dio che ci ama di un amore infinito, si è fatto concreto e vicino in maniera assoluta. Quando ho cercato di spiegare a Giacomino perché anche il figlio di Dio faceva le puzzette, mi ha guardato come se fossi matta: “Ma zia tutti i bambini fanno la cacca e le puzzette, sennò c’è qualcosa che non va. E poi bisogna prendere lo sciroppo per far passare il male al pancino”. Chissà se anche la Madonna ha avuto problemi con le colichette di Gesù.