Sempre braccio di ferro durissimo tra magistratura e Ilva di Taranto. Questa volta l’attenzione si sposta sulla richiesta da parte della proprietà di ottenere il dissequestro di tutto il materiale già prodotto all’Ilva prima della disposizione della magistratura che ha chiesto e ottenuto il fermo delle attività produttive. L’azienda lo scorso 22 gennaio aveva dunque chiesto che tutto il materiale già prodotto e semilavorato che al momento è fermo sulle banchine del porto dell’azienda stessa, possa essere utilizzato e smerciato. Si tratta di materiale del valore, secondo l’Ilva pari a un milione e 800mila tonnellate dal valore commerciale di un miliardo di euro. Una cifra che l’azienda chiede di poterne venire in possesso per pagare gli stipendi dei dipendenti e mettere in atto le opere di bonifica ambientale che sono previste nell’Aia, una richiesta avanzata in base alla legge 231 detta Salva Ilva. Ma la magistratura ha oggi emesso un no: niente utilizzo del materiale prodotto e già pronto o semi lavorato. E’ il gip del tribunale di Taranto, lo stesso che ha aperto il caso Ilva, Patrizia Todisco a essersi espressa in questo modo. Si tratta dunque di un ulteriore durissimo colpo per una azienda a questo punto sull’orlo del fallimento. La richiesta da parte dei vertici dell’azienda era stata fatta anche accogliendo l’invito del governatore della Puglia Nichi Vendola: si tratta di coils e lamiere ferme sulle banchine del porto dallo scorso 26 novembre. Un no di fatto era già stato anticipato da parte della magistratura e anticipato anche al ministro dell’ambiente Corrado Clini. Adesso anche il gip si associa al no con le seguenti motivazioni: “Nessuna norma dell’ordinamento giuridico contempla la possibilità di una restituzione di beni sottoposti a sequestro preventivo, per giunta in favore di soggetti indagati proprio per i reati di cui i beni sottoposti a vincolo costituiscano prodotto, sulla base di esigenze particolari o dichiarazioni di intenti circa la destinazione delle somme ricavabili dalla vendita dei beni, che vengano ad essere dedotte dall’interessato”.
Secondo indiscrezioni l amagistratura avrebbe intenzioen di vendere direttamente il materiale tramite uno dei custodi giudiziari amministrativi nominati dallo stesso gip e bloccare il ricavato in un apposito deposito senza utilizzarlo per pagare gli stipendi.