«Faremo di tutto per accelerare i tempi della decisione»: sono le prime parole, riferite all’Iva, del neopresidente della Corte costituzionale, Franco Gallo, eletto con 14 voti a favore e una scheda bianca. Nato il 23 aprile del 1937, ministro delle Finanze del governo Ciampi, è ritenuto un grande esperto di diritto tributario, avendolo insegnato presso la Facoltà di giurisprudenza dell’Università di Roma Tor Vergata e dell’Università Luiss Guido Carli; di quest’ultimo ateneo ha inoltre diretto il Dipartimento di Scienze giuridiche. Abbiamo chiesto a Ugo De Siervo, presidente emerito della Corte costituzionale, quali sono le valutazioni che hanno portato la Consulta ad una scelta del genere.
Cosa ci può dire di Gallo?
E’ sempre stato, all’interno della Corte, tra i più autorevoli esperti non solo di diritto tributario, ma anche di finanza regionale e locale, materie estremamente complicate, tanto che fu presidente, nel 1995, della Commissione di studio per la riforma del sistema tributario che curò l’introduzione dell’Irap. E’, inoltre, considerato un giudice serio e affidabile e si è sempre interessato, e posso testimoniarlo personalmente, delle norme che la Corte si dà per poter funzionare meglio.
Il suo profilo tecnico può aver inciso nella scelta di nominarlo presidente?
Non direi. E’ stato scelto, semplicemente, per l’indiscusso alto profilo, per la sua esperienza, e perché è il membro più anziano della Corte.
Il presidente della Corte costituzionale è semplicemente un primus inter pares o dispone di effettivi poteri?
La scelta di eleggere il più anziano, normalmente, serve proprio a rappresentare la collegialità dell’organismo; detto questo, il presidente dispone di una serie di poteri importanti ed estremamente delicati, anche se non assoluti: deve tenere i rapporti con le altre istituzioni; esprimere, in certe situazioni pubbliche, la valutazioni complessive della Corte; al suo interno, poi, ha il compito di assegnare le varie questioni ai giudici relatori i quali, benché la Corte si esprima collegialmente, hanno un’influenza non indifferente sull’intera causa.
Ci spieghi.
Il relatore si occupa di fare le ricerche scientifiche che vengono poi consegnate agli altri giudici, e di avanzare delle proposte di votazione. Nonostante possa capitare che rimanga in minoranza, una buona scelta del relatore rende più fluido e semplice il lavoro. Altro potere del presidente è quello di indicare, in certi casi, le tempistiche di alcune cause.
Per esempio?
Spesso, il calendario delle cause è automatico. Capita, tuttavia, che si stabilisca che alcune abbiano la priorità mentre altre vadano postdatate. Vanno, ovviamente, rispettati dei tempi minimi per garantire il diritto di difesa alla parti; posta la garanzia di tale diritto, si può anticipare la causa in circostanze in cui il tempo rappresenti un fattore determinante. Si può arrivare, addirittura, a dimezzare le tempistiche. Lo si è fatto, per esempio, in occasione del giudizio sul sollevamento del conflitto di attribuzioni invocato dalla presidenza della Repubblica contro la Procura di Palermo, in relazione alle intercettazioni casuali di alcune conversazioni telefoniche di Napolitano con Macino, effettuate nell’ambito dell’inchiesta sulla presunta trattativa Stato-mafia. Era, in tal caso, evidente che la questione fosse talmente delicata da dover essere affrontate il prima possibile.
E nel caso dell’Ilva di Taranto?
Effettivamente si tratta di una questione prioritaria. Siamo di fronte ad un conflitto tra poteri e ad una sollevazione incidentale di costituzionalità. Due questioni che potrebbero portare la Corte, per esempio, a decidere di unificare le due cause, per chiudere una volta per tutte e al più presto possibile la vicenda.
La Corte decide se una questione sia prioritaria esclusivamente valutando i termini e le formalità giuridiche o tiene conto anche della sostanza dei fatti?
In una questione del genere, ci sono in ballo alti valori pubblici, quali l’equilibrio tra lo sviluppo economico e la tutela della salute; c’è, poi, il problema di migliaia di lavoratori che sono nell’assoluta incertezza del loro futuro. la Corte non è sorda né cieca, e si rende perfettamente conto delle situazione. Quindi, auspico e presumo che, come ha sempre fatto in casi del genere, acceleri il processo decisionale. Fissando la prima o le prime date possibili nel rispetto delle norme che tutelano i tempi minimi per difendersi.
E’ possibile prevedere come si orienterà?
E’ del tutto impossibile.
Quali saranno, oltre a questa, le altre sfide che dovrà affrontare il nuovo presidente?
Quelle che tutti i presidenti hanno sempre normalmente dovuto affrontare; la Corte ha, di solito, grane infinite e continuerà ad averle, al di là del fatto che l’attuale contesto politico sia, effettivamente, piuttosto complicato.
(Paolo Nessi)