Questi saldi invernali potrebbero essere gli ultimi prima dell’aumento dell’Iva, che porterà una leggera salita dei prezzi per gli italiani. Ma sono arrivati anche in un periodo di forte crisi, almeno stando ai dati su consumi, redditi reali e disoccupazione. Eppure nemmeno un mese fa uno dei numeri uno degli outlet segnalava che il 2012 non sarebbe stato un anno con dati in discesa, anzi. Il gruppo McArthurGlen (che possiede cinque centri outlet in Italia, tra cui quello più grande d’Europa) ha chiuso l’anno con un fatturato in crescita del 10% rispetto al 2011. Merito soprattutto, ha spiegato Roberto Meneghesso, country manager del gruppo per l’Italia, dei due milioni di visitatori in più, che hanno compensato ampiamente la contrazione dello scontrino medio, pari a 1-2 euro. In particolare si tratta di turisti extra-Ue (in testa i russi) che nelle loro visite turistiche nel nostro Paese non mancano di far tappa a questi centri dove si concentrano i grandi marchi della moda italiana noti in tutto il mondo. Basti pensare che oltre il 15% del fatturato arriva appunto da clienti extracomunitari: un dato in salita rispetto al 10,8% del 2011.



E in effetti vi posso confermare che di clienti stranieri, provenienti in particolare dai paesi dell’Est, ce n’erano tantissimi in Svizzera, dove i saldi sono cominciati già dal 27 dicembre. Ma ieri, data ufficiale dell’inizio dei saldi nella maggior parte delle regioni italiane, è accaduto quello che forse in pochi si aspettavano. Io mi sono recato in un outlet del Nord Italia (non nel più grande d’Europa per timore di finire in un “ingorgo” apocalittico) di buon ora. E ancor prima dell’apertura dei negozi c’erano già parecchie macchine in coda al casello autostradale (tra me e me ho pensato a quanto devono essere contenti gestori di autostrade e aree di servizio di queste giornate). Eppure i prezzi non sono così bassi: non è solo per il fatto che la percentuale dello sconto si aggira intorno al 30%, mentre in passato si arrivava tranquillamente al 50%; è la cifra di partenza che sembra consistente, anche quando non si ha a che fare con le grandi griffe.



Dopo poco più di un’ora, comincia a notarsi una certa “calca”. Di clienti stranieri c’è solo qualche minima traccia e hanno tutti gli occhi a mandorla. Pensando alle parole di Meneghesso mi vien da dire che sono di fronte a una giornata dell’orgoglio consumatore patriottico: tantissime famiglie (forse le stesse che gli altri sabati li trascorrono in noti negozi di mobili da montare), molti i passeggini e parecchi gli amici a quattro zampe al guinzaglio (magari qualcuno è dotato di fiuto per gli affari). E ci sono già i primi sacchetti di acquisti in mano: è vero, occupano una mano sola e non due come magari in passato, ma non siamo nemmeno all’ora di pranzo!



Quando me ne vado sono trascorse poco più di due ore dall’apertura: i parcheggi sono stracolmi, tanto che qualcuno ha messo la macchina dove non si potrebbe e in tanti fanno la posta al primo che si avvicina all’auto per andarsene, così da smettere di girare in cerca di un parcheggio.

E proprio prima di incamminarmi verso il posteggio sento il commento di una signora che è una perfetta sintesi della giornata: “Alla faccia della crisi! Ed è solo il primo giorno dei saldi”. La stessa calca si registra nei negozi in città, anche lontano da Milano mi ha detto un amico al telefono. Eppure c’erano stati le promozioni natalizie e i pre-saldi nei giorni precedenti.

Alla fine l’impressione è che per un giorno la parola crisi non esista più. E forse è un bene. Anche se sono certo che in altri settori e in altre tipologie di imprese non è stato così. E questo è il vero dramma.