Il 7 gennaio la Chiesa cattolica rende omaggio a San Raimondo da Penafort, sacerdote nato nel 1175 a Santa Margarida i els Monjos , piccola cittadina della regione della Catalogna. La famiglia d’origine faceva parte della nobiltà catalana ma le notizie riguardanti la sua infanzia e giovinezza sono scarse e discordanti. Quello che si conosce è che, grazie alle grandi doti dimostrate nello studio, il vescovo affidò a Raimondo il compito di insegnare logica e retorica nella scuola della cattedrale. Nel 1210, per completare i propri studi, il Santo si recò presso l’Università di Bologna. Nella città emiliana ebbe quindi modo di conoscere molte persone influenti ed importanti, come Pier delle Vigne (primo ministro alla corte di Federico II) e Sinibaldo Fieschi (nel cui futuro già s’intravedeva la tiara papale). Nel 1216 Raimondo divenne dottore in diritto, iniziò così la sua professione d’insegnante. Nel 1218 il vescovo di Barcellona, Berenguer de Palou II, scese a Bologna per incontrare San Domenico e per scegliere un frate predicatore. Il frate scelto lo avrebbe poi aiutato nella fondazione di un convento domenicano nella diocesi di Barcellona. La scelta ricadde proprio su Raimondo, il quale accettò l’incarico e seguì il Vescovo nella sua nuova missione. A Barcellona Raimondo venne eletto canonico della cattedrale e nel 1222, all’età di quarantasette anni, venne ammesso nel convento domenicano della città. Per espiare tutte le colpe passate, Raimondo chiese ai suoi superiori che gli venisse imposta una penitenza speciale, quindi gli venne affidato il compito di redigere un testo riguardante i casi di coscienza: nacque così il “Summa de Casibus Poenitentia”, una fra le opere più conosciute del Santo. Nel 1223 aiutò San Pietro Nolasco nella fondazione dell’Ordine dei Mercedari e, qualche anno più tardi, accompagnò in Italia, a Roma, il cardinale Giovanni D’Abeville. Dopo un incontro con Papa Gregorio IX, gli venne affidato il difficile compito di ordinare tutte le decretali, ovvero gli atti emanati dai vari pontefici nel corso di diversi secoli. Raimondo non si perse d’animo, si rimboccò le maniche e iniziò a lavorare con entusiasmo al suo nuovo compito. A lavoro ultimato il Papa per ringraziarlo gli offrì la possibilità di diventare vescovo di Terragona: lui rifiutò, perché il suo destino era quello di essere frate e tale voleva rimanere. 



Quattro anni dopo saranno i suoi confratelli a nominarlo generale dell’Ordine, Raimondo accetta e comincia così a viaggiare fra un convento e l’altro. Dopo anni di fatiche che lo sfiancano senza tregua, arrivato all’età di settant’anni è costretto ad abbandonare il suo incarico. Ritorna finalmente alla sua vera vita la preghiera, lo studio e l’insegnamento. Per avvicinare popoli d’altre nazionalità alla religione cattolica istituisce una scuola d’ebraico nella città di Murcia e fonda una scuola di arabo nel centro di Tunisi. Dopo una vita intensa, Raimondo, ormai centenario, lascerà le sue spoglie mortali il 6 gennaio del 1275 nel convento domenicano di Barcellona. 

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