Carceri sovraffollate: la Corte europea condanna l’Italia per violazione dei diritti umani. Sono le carceri a essere poste sotto accusa per il sovraffollamento: a disposizione meno di tre metri quadrati a persona. Nella condanna è compresa una multa di 100mila euro per danni morali. Lo scandalo italiano, sollevato da tempo da parte di politici e associazioni, non ultimo Pannella con il suo sciopero di fame e sete nel periodo natalizio, l’ultimo di tanti analoghi sull’argomento, è arrivato finalmente a livello europeo e l’Italia non poteva non uscirne condannata per il pessimo stato in cui si trovano le migliaia di detenuti rinchiusi nelle carceri italiane, moltissimi dei quali poi rinchiusi in attesa di giudizio e dunque mai condannati. Il caso specifico sui cui si è basata la Corte europea è quello di sette detenuti del carcere di Busto Arsizio e di quello di Piacenza. I 100mila euro di multa verranno devoluti a queste sette carcerati per i danni morali subiti dalle disumane condizioni di imprigionamento. La sentenza chiede al nostro paese di porre immediato rimedio al sovraffollamento carcerario. A proposito di Pannella proprio nelle ultime ore si è recato in visita al carcere di Pistoia all’uscita del quale ha dichiarato che ieri notte aveva sospeso lo sciopero della fame e della sete ma si è detto pronto a ricominciare se lo Stato “non esce dalla flagranza criminale peggiore, credetemi, dello stato fascista, nazista e totalitario comunista”. Pannella come si sa da tempo chiede una amnistia per risolvere il problema dei troppi carcerati. E sempre a proposito di carceri, grande delusione aveva destato poco prima di Natale la decisione del governo di non includere nella spending review la prevista cifra a sostegno delle attività lavorative nei carceri per favorire il reinserimento nella società, una proposta bipartisan che era stata portata avanti da tutte le forze politiche e alla fine stralciata dal documento finale. Tornando alla condanna di Strasburgo, risultano ben 550 ricorsi presentati alla Corte da parte di detenuti italiani. La Corte ha chiesto al nostro paese di dotarsi entro un anno di un sistema di ricorso per i detenuti in modo da potersi rivolgere ai tribunali italiani per denunciare la propria situazione e avere così risarcimenti. Non è la prima condanna del genere: già nel 2009 l’Italia era stata condannata per il caso di un detenuto di Rebibbia. 



Allora, dopo questa sentenza, lo stato aveva dato vita a un piano carceri che prevedeva la costruzione di nuovi carceri, l’ampliamento di quelli già esistenti e pene alternative da non trascorrere in carcere.

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