Un consulente specializzato nell’ascolto e nella sbobinatura di intercettazioni telefoniche, è stato arrestato con l’accusa di avere aiutato la ‘Ndrangheta. E’ avvenuto a Reggio Calabria, dove l’esperto da anni collaborava con l’autorità giudiziaria. Diversa, ma non meno preoccupante, la vicenda accaduta a Napoli, dove la procura ha ordinato otto arresti nell’ambito di un’inchiesta sul Cen (Centro di elaborazione dati della polizia), che avrebbe dovuto essere realizzato nel quartiere Capodimonte. Tra le misure cautelari una riguarda anche il prefetto Oscar Fioriolli. Come rivela Stefano Zurlo, inviato di cronaca giudiziaria de Il Giornale, “purtroppo nelle strutture dello Stato gli arresti sono frequenti. Ciò avviene sia negli apparati investigativi sia nelle società che hanno in appalto la gestione delle intercettazioni, ma anche tra i carabinieri, la polizia e la guardia di finanza. Sono due i problemi da cui nascono queste situazioni. Il primo riguarda gli investigatori, il secondo è relativo a tutte le società e ai consulenti che lavorano per conto dello Stato”.



Quanto sono diffuse le infiltrazioni della malavita negli ambienti investigativi?

Tra le aziende che ricevono in appalto le intercettazioni o che lavorano per le procure purtroppo sono capitati diversi episodi di questo tipo. L’intero tema delle intercettazioni, delle sbobinature e di tutti gli apparati che lavorano per lo Stato è molto complesso, in quanto c’è un’ampia dispersione di forze e il personale impiegato è molto numeroso. La procedura prevede che la polizia passi l’audio da trascrivere a una società, che magari poi si affida a una subappaltante.



In che modo si può risolvere questo problema?

Si potrebbero creare dei corpi ultra-specializzati che si occupino solo delle intercettazioni, gestendole dall’inizio alla fine. Occorrerebbe un’unica centrale nazionale, con un corpo interno che va però controllato. Si tratta di un compito troppo delicato per potersi permettere di appaltarlo o subappaltarlo, e quindi va tutto gestito internamente.

Ma il rischio di infiltrazioni riguarda soltanto le intercettazioni telefoniche?

No, è molto più vasto. Nel corso dell’inchiesta del G8, il Gip aveva parlato del cosiddetto “sistema gelatinoso”. Le implicazioni andavano dal magistrato della Corte dei conti, ai politici, ai giudici e agli avvocati. Queste infiltrazioni di criminalità organizzata e corruzione diffusa sono molto frequenti in diversi settori dello Stato, che andrebbero quindi sottoposti a riforme importanti.



 

Anche polizia e carabinieri possono essere infiltrati?

 

Polizia e carabinieri sono composti da migliaia di persone che sono in prima linea e fanno il loro dovere a rischio della vita. Ma esiste comunque un problema più generale che riguarda proprio gli apparati investigativi, dove la tentazione della corruzione, dell’infiltrazione mafiosa, dello scambio o del ricatto sono molto forti. Ormai sono molti i poliziotti, carabinieri, vigili urbani o agenti della forestale che nel corso degli anni sono stati arrestati. La vicenda del prefetto Oscar Fioriolli è molto grave perché siamo ai massimi livelli della polizia, con una gestione non all’altezza dell’intera vicenda da parte dei vertici. In questo caso si hanno appalti di enorme valore, cui corrisponde un apparato statale molto burocratico ed elefantiaco, che non è capace di scongiurare i casi di corruzione.

 

Secondo lei qual è l’aspetto che andrebbe riformato in modo più urgente?

 

Uno degli epicentri del problema è la Guardia di finanza, di cui si è discusso per anni dopo Mani pulite senza concludere niente, e gli arresti continuano. I finanzieri sono un corpo che compie un lavoro di altissimo livello, con mezzi di fortuna e con stipendi da fame. Gli agenti onesti quindi, se sono laureati, a un certo punto lasciano il corpo e anziché fare i colonnelli o i generali, vanno a fare gli avvocati o i commercialisti, perché guadagnano molto di più. Oppure, se non sono onesti finiscono per rubare con lo scopo di arrotondare.

 

Per quale motivo i finanzieri sono più esposti a questo rischio?

 

Uno dei motivi è che fanno un po’ di tutto, dal controllo delle sigarette ai compiti di polizia tributaria. Un anno fa, quando c’è stato il naufragio della Costa concordia, i primi ad arrivare sul posto sono stati gli agenti della Guardia di finanza. Quello che è mancato è stato una riforma che la trasformasse in un corpo d’elite che realizza delle grandi indagini a livello economico. Finché ciò non si farà, non ci saranno corpi adeguati per fronteggiare le emergenze presenti in Italia.

 

(Pietro Vernizzi)