“Abbiamo dovuto esprimere un parere negativo sulla sperimentazione della Stamina Foundation per ragioni strettamente scientifiche. La scelta di dire no non dipende da noi ma da chi da tanti anni sta conducendo questa terapia senza una metodologia precisa”. Lo afferma il professor Maurizio Scarpa, membro della commissione di esperti che ha studiato il caso Stamina, nonché pediatra neurometabolista dell’Università di Padova. Mercoledì il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ha annunciato che la sperimentazione non può essere proseguita.
Professor Scarpa, condivide questa scelta?
La condivido pienamente. Mercoledì il ministro ha fatto una dichiarazione molto precisa sulla base delle evidenze che erano emerse dal lavoro del nostro comitato. Per quello che ci è stato dato da analizzare, Stamina è un metodo che non è sicuro per i pazienti. Quali sono i rischi che il metodo Stamina presenta per un paziente? Il protocollo che ci è stato dato non è conforme a quello che deve essere utilizzato per la preparazione di cellule di uso umano previsto dalla legge.
Vuole dire che i pazienti sottoposti al metodo Stamina rischiano di andare incontro a patologie?
C’è una varietà di possibilità, da infezioni a generazioni tumorali. C’è una letteratura molto ampia su questo, che però non è stata citata nel protocollo.
Da un punto di vista metodologico, che cosa ne pensa del modo in cui è stata condotta la sperimentazione?
Il metodo Stamina non ha base scientifica, in quanto è stato condotto senza un’adeguata sperimentazione preliminare e senza alcuna razionalità. E’ stato infatti sperimentato su qualsiasi tipo di patologia senza una precisa logica metodologica.
Sono stati somministrati medicinali placebo per verificare l’efficacia della cura?
Non è stato fatto niente di tutto ciò. E’ stata semplicemente fatta una applicazione di cellule in modo assolutamente non scientifico. Non ci si è basati su dati scientifici e metodologicamente validi. Non c’è alcun tipo di lavoro scientifico a supporto del metodo Stamina per nessuna delle patologie del gruppo che l’ha proposta. E’ stata soltanto indotta e costretta dal fatto che è stata resa obbligatoria per decisione dei magistrati e degli avvocati del lavoro.
Alcuni pazienti hanno detto: “Senza sperimentazione siamo morti che camminano”. Che cosa ne pensa di questa affermazione?
Io sono un medico e cerco quindi sempre di curare i pazienti. Bisogna però che per il bene dei pazienti ci sia anche una logica nel cercare di applicare le terapia. Questo è sempre stato il motivo per cui la medicina in passato ha fatto passi da gigante. Il metodo Stamina è proposto da numerosi anni, e ci sarebbe stato sicuramente il tempo per fare la sperimentazione. Se così fosse avvenuto, oggi ci sarebbe un supporto scientifico valido.
Perché tutto ciò non è stato fatto?
Andrebbe chiesto a chi aveva il dovere di farlo, non a noi esperti che abbiamo dovuto analizzare una terapia priva di base scientifica. Il fatto che la Stamina Foundation non abbia studiato la validità scientifica della sua stessa metodologia, significa che non c’è la volontà di capire se funzioni e abbia effettivamente validità ed efficacia di terapia. Dal nostro punto di vista abbiamo analizzato ciò che ci è stato dato sulla base di un mandato ben preciso.
Che cosa ne pensa delle polemiche di cui sono stati fatti oggetto gli esperti del ministero?
La Commissione Scientifica di cui faccio parte ha avuto un mandato ben preciso. Abbiamo riscontrato che non c’era nessuna base di letteratura scientifica a supporto della terapia. Da parte nostra non c’è stato nessun rifiuto aprioristico del metodo Stamina. Ci siamo però trovati di fronte a un metodo che non era proposto adeguatamente e soprattutto che non era proponibile ai pazienti. Questa scelta di dire no al Metodo Stamina non dipende da noi ma da chi da tanti anni sta conducendo questa terapia senza una metodologia precisa.
(Pietro Vernizzi)