“Una presenza attiva della Chiesa sui social network e su Internet è un fatto positivo in quanto rappresenta un’occasione per moltiplicare le possibilità di incontro e per prolungare anche sul web ciò che si genera attraverso la parola del Papa”. Lo sottolinea l’onorevole Antonio Palmieri, deputato del Pdl, che ha organizzato un convegno a Montecitorio dal titolo “Cybertecnologia: Dio, l’uomo e la Rete”. Tra i relatori monsignor Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, Gianpiero D’Alia, ministro della Pubblica amministrazione, e numerosi blogger cattolici.
Onorevole Palmieri, i social network spesso sono considerati potenzialmente pericolosi soprattutto per i minorenni. Come possono diventare un’opportunità?
Lo possono diventare attraverso le persone che li usano. La nostra vita è unica e si vive in parte in un ambiente digitale e in parte in un ambiente analogico. Il punto di partenza è quindi questa consapevolezza, comprendendo che bisogna esserci. Tutte le nuove generazioni sono connesse ai social network, e quindi già solo questo dato di per sé indica che non si può prescindere dalla rete per la nuova evangelizzazione.
C’è il rischio che un eccessivo utilizzo della rete porti a una fede solo virtuale?
Dipende da come si usa la rete. Con la maggior parte delle persone con le quali ci siamo incontrati a Roma, non ci si era mai visti dal vivo ma ci si conosceva attraverso Internet. Dal web quindi si generano occasioni di un vero e proprio incontro. A essere decisivi sono inoltre il tipo e il tono della comunicazione che ciascuno pratica nel suo essere nel mondo digitale. Questo è quindi l’altro aspetto saliente che bisogna prendere in considerazione.
Antonio Socci ha invitato il Papa a cancellare il suo account su Twitter in quanto si prestava a insulti e prese in giro. Lei che cosa ne pensa di questa opinione?
Come tutti i grandi personaggi, a prescindere dall’esistenza o meno di un suo account personale, il Papa è già sui social network attraverso quello che fa e dice. Coloro i quali riverberano il messaggio del Santo Padre possono quindi correre lo stesso rischio di essere insultati. Una volta in rete alcune persone danno il meglio di sé e molte altre il peggio. La presa in giro e il disprezzo sono sempre esistiti in quanto sono connaturati ai nemici del cristianesimo, basti pensare che stiamo vivendo gli anni con le più forti persecuzioni anti-cristiane dai tempi di Gesù. La mia convinzione è quindi che sia giusto che il Papa sia presente su Internet in quanto ciò rappresenta un’occasione per moltiplicare le possibilità di incontro e per prolungare anche sul web ciò che si genera attraverso la parola del Papa.
Può fare alcuni esempi di come il web può diventare un’occasione di evangelizzazione?
Padre Massimo Granieri ci ha raccontato come sette anni fa, avendo a che fare con i ragazzi nativi digitali, sia riuscito a “togliere la polvere” dall’insegnamento della religione coinvolgendoli con gli strumenti presenti online. Seguendo inoltre attraverso Twitter gli aggiornamenti di blogger come Costanza Miriano, Luca Paolini o don Mario Aversano, un utente può entrare a contatto con riflessioni che altrimenti non riuscirebbe a raggiungere.
Anche l’iPad può essere uno strumento utile?
Sì, e può essere utilizzato non solo per formare i futuri sacerdoti, ma anche per educarli al fatto di essere online. Nella sua parrocchia di 2.500 anime, usando l’iPad don Paolo Padrini riesce a fare partecipare i malati alla Messa dal letto di casa loro. Da questo punto di vista la fantasia e la creatività non hanno limiti, lo stesso don Padrini ha creato l’iBreviary, o breviario digitale, e numerosi sacerdoti pregano attraverso questa app.
(Pietro Vernizzi)