Una buona notizia. L’Italia del vino in Usa conserva una posizione di leadership tra i vini importanti, con una quota di mercato del 26,7% in volumi, e del 32,5% in valore. Una notizia meno positiva. La crescita delle esportazioni, che ad inizio 2013 era partita con +10,7% in volume e +14,2% in valore, continua a frenare. I dati dell’Italian Wine & Food Institute, guidato da Lucio Caputo, riportati da Winenews e aggiornati a luglio, dicono +0,2% in quantità (1,46 milioni di ettolitri) e +6,1% in valore (748,5 milioni di dollari) nei primi 7 mesi del 2013 sul 2012. Son giorni di vendemmia. E mentre ogni vignaiolo con un occhio guarda il cielo nella speranza che sia clemente, e con l’altro osserva i grappoli finire in cantina, di fronte ai numeri che abbiamo riportato, come considerare il bicchiere? Mezzo pieno o mezzo vuoto?
Leggendo tra le righe, i motivi per essere ottimisti non mancano. La crisi non c’è dubbio, si è fatta, e si fa, sentire. Ma questa situazione di difficoltà, ha spinto i più attenti a intraprendere l’unica strada che porta lontano, quella della qualità. Chi pensava che con le scorciatoie si potessero fare soldi facili, oggi, si trova ad avere la cantina piena. Chi ha fatto il sacrificio di stringere la cinghia pur di arrivare sul mercato con il meglio, in questi mesi ha avuto la soddisfazione di vedere premiati i suoi sforzi. «Date della qualità alla gente!», diceva Giacomo Bologna, indimenticato vignaiolo piemontese. Aveva ragione. Mai come in questo periodo, la sua filosofia si rivela attuale, e merita di essere sposata, non solo per l’intelligenza che porta nel concepire il lavoro – introducendo, come fa, temi di prioritaria importanza come quelli della dignità del proprio operare, del mettersi insieme rompendo il grigiore dell’individualismo, e del rispetto di sé e del pubblico – ma per il suo valore economico. Cercare l’eccellenza, premia.
Chi sono gli alfieri di questa filosofia? Sono quei campioni del vino italiano di cui si parla ne L’Ascolto del vino, il libro che raccoglie i vent’anni di assaggi ed incontri che abbiamo fatto con Paolo Massobrio. E sono quei vignaioli di valore che tra qualche settimana, saranno a Golosaria (www.golosaria.it), l’evento che dal 16 al 18 novembre radunerà a Milano, il popolo del gusto d’Italia.
Realtà affermate come Cascina Barbatella, Montalbera, Negro, Tenuta Montemagno, Travaglini, Berlucchi, Kettmeir, Podere Forte, Masciarelli. Cantine emergenti come Tenuta Santa Caterina, Perla del Garda, Secondo Marco, Prime Alture,Tenuta Stella o Mura. Produttori poco noti ma tutti da scoprire come Cantina Bergamasca, Basia, Gianluigi Rumo, Michele Ventura.
Tra le curiosità da seguire con maggiore interesse, alcuni giovani sul cui futuro ci sentiamo di scommettere. Uno per tutti, Camerano di Barolo. Erede di una famiglia che opera in zona da fine ottocento e figlio di una terra dove la concorrenza è altissima. Con umiltà pari al talento, firma dei Barolo, tradizionali, affascinanti, dal naso di somma eleganza e dal gusto piacevolmente austero, che sorso dopo sorso fanno racconti. Vini che non temono il confronto con i cru dei produttori più famosi. E gioielli che in degustazione, con Pavese, fanno dire: “Tre nasi son quel che ci vuole per il Barolo”!