Ma è veramente una scoop quello che il giornalista Antonino Monteleone è riuscito a fare per Piazzapulita de La7? Il cronista stava intervistando un esponente del Pdl, non un parlamentare a quanto si è potuto sapere, e improvvisamente un telefono si accende, suona e compare la voce di Silvio Berlusconi che pone dubbi, domande e insinuazioni sul comportamento del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, sulla sentenza dell’ormai famoso “Lodo Mondadori”, quasi avesse “rovistato” tra le sentenze della Cassazione, con giudici che sono costretti a rivedere le sentenze.



Come avviene lo “scippo-scoop”? Perché l’intervistato avrebbe messo il viva-voce e il cronista si sarebbe messo a registrare. Così alla fine fa una doppia intervista. Ora, nessuno può non tenere conto della portata di queste dichiarazioni, fatte pure in forma dubitativa, da Silvio Berlusconi. Ma correttezza vorrebbe che, pur “strappando” una telefonata, si rivelasse anche il nome della “fonte”, cioè dell’intervistato principale, il nome del telefonista che mette il ditino sul viva-voce. Se le cose sono andate così, a quanto è possibile sapere.



Tuttavia il risultato di tutto quello che è avvenuto, non è solo un nuovo giudizio di irresponsabilità sul Cavaliere, ma una insinuazione deflagrante contro il Quirinale, contro il presidente della Repubblica e i suoi consiglieri giuridici.

In questo modo si scivola in una deriva che sta diventando preoccupante. Un divertente spot di qualche anno fa diceva che “una telefonata ti allunga la vita”. In questo caso si potrebbe parafrasare che una telefonata, sparata in televisione in questo modo, accorcia la vita della democrazia italiana e raggiunge uno scopo preciso: nel mezzo di una crisi di governo inquietante, si sottolinea non solo il contrasto tra due protagonisti della vita politica italiana, ma soprattutto si “sparla”, come al bar Sport, di supposte violazioni istituzionali che manderebbero a catafascio tutto l’impianto istituzionale italiano, con imputazioni di una gravità incredibile. Proprio per la gravità di tutto quello che è stato detto ed è stato brutalmente mandato in onda, occorreva mettere nomi, cognomi, contesto e il contesto di questa telefonata.



Di retroscena inquietanti e immaginifici si è sempre sentito parlare. Non solo. Anche grandi personaggi politici italiani spesso “ragionavano” a voce alta, azzardavano ipotesi allarmanti. Ma chi ascoltava, e magari faceva il giornalista, cercava di comprendere anche il contesto di quei “ragionamenti”, prima di darli in pasto all’opinione pubblica. Forse era un mondo diverso, dove la comunicazione aveva un impatto diverso, magari più controllato, magari anche meno libero. Tuttavia questo cortocircuito di telefono e televisione, che creano una “notizia” e che non viene neppure sottoscritta, ma che si affida solo a una conversazione, che ha anche un sapore informale, crea più confusione e veleno che una reale informazione.