Papa Francesco oggi ha parlato a una Delegazione della Federazione Luterana Mondiale e ai Membri della Commissione Luterano-Cattolica per l’Unità, un discorso semplice e incisivo che mi ha profondamente colpito come insegnante che, come ogni anno, va a spiegare la Riforma agli studenti di terza.
Quanto ha detto oggi il Papa offre un punto di vista nuovo a quello che vado a spiegare e apre a una prospettiva che da anni ho cercato senza trovare e che oggi forse intravedo. Io sono particolarmente interessato a dare una spiegazione chiara e puntuale a quegli anni per una ragione di esperienza, perché anni e anni di scambio culturale con una città tedesca Ellwangen e l’incontro con persone di fede protestante mi hanno aperto quanto mai gli occhi su questa realtà, della fede e della chiesa riformata, urgendo ad una sua comprensione. E in questa esperienza, mi rimane davanti agli occhi e nel cuore una immagine unica, ma che oggi con questo discorso del Papa appare come una gemma di verità incastonata in tanta problematica spesso confusa e confondente: è la Chiesa Parrocchiale di Ellwangen che è accostata a quella Protestante, tanto che da una chiesa si entra nell’altra. Si tratta di un caso unico, io non ne conosco altri, ma altamente significativo, da una chiesa si entra nell’altra!
Per questo con davanti agli occhi la Chiesa doppia di Ellwangen e con dentro il cuore il discorso del Papa vado a spiegare gli anni della Riforma tenendo in adeguata considerazione questi aspetti che Papa Francesco ha giustamente sottolineato e che rappresentano un punto di vista interessante per dipanare la questione della Riforma.
1) La questione da cui partire per giudicare quegli anni di storia è ciò che la Chiesa è. Non come facciamo spesso, di mettere in primo piano ciò che alla Chiesa manca, ciò in cui difetta. E da questo punto di vista bisogna riflettere su quello che il Papa ha esplicitamente indicato tante volte, ovvero che è Dio a fare la Chiesa, è per questo “che nella misura in cui ci avviciniamo con umiltà di spirito al Signore Nostro Gesù Cristo, siamo sicuri di avvicinarci anche tra di noi e nella misura in cui invocheremo dal Signore il dono dell’unità, stiamo certi che Lui ci prenderà per mano e Lui sarà la nostra guida”.
2) Siccome l’unità è un dono e non l’esito di un proprio sforzo, si deve ribaltare l’approccio, partendo dalla domanda di perdono e non dalla rivendicazione di un diritto o da una giustificazione perché si riteneva e si ritiene di essere nel giusto. “Cattolici e luterani – ha detto Papa Francesco – possono chiedere perdono per il male arrecato gli uni agli altri e per le colpe commesse davanti a Dio, e insieme gioire per la nostalgia di unità che il Signore ha risvegliato nei nostri cuori, e che ci fa guardare avanti con uno sguardo di speranza”. E’ una domanda di perdono quella che illumina la storia e la nostalgia di unità quella che la percorre. Questo fa guardare in modo diverso sia le tesi protestanti sia le bolle pontificie, sia le iniziative cattoliche come quelle dei protestanti, sono da rileggere con dentro la domanda di perdono ed evidenziando i tratti di unità che poi non sono stati percorsi. E ci si dovrebbe chiedere perché li si è abbandonati e come oggi riprenderli.
3) E’ infatti il dialogo quello che si deve aprire, come il Papa ha sottolineato, e con la consapevolezza delle difficoltà e del tempo che ci vuole per portarlo a compimento. Spesso si legge la Riforma come divisione, come affermazione della soggettività contro l’omologazione cattolica, il Papa chiede oggi di cambiare l’approccio, di tentare la strada del dialogo e dialogo non vuol dire appiattire un elemento sull’altro, né risucchiarlo, dialogo è che le esigenze che hanno portato alla riforma e quelle che hanno portato il mondo cattolico a mantenere vivo il suo anelito universale possano oggi esprimersi pienamente in unità, come ad Ellwangen ci possono essere due chiese appoggiate l’una all’altra, una cattolica, l’altra protestante. Il Papa urge verso una unità che sta prima di ogni tentativo umano, ma che ha bisogno degli uomini e della loro capacità di dialogo. Quanto è affascinante questo percorso di unità!