Il giorno 21 ottobre di ogni anno, la Santa Romana Chiesa Cattolica festeggia e commemora il Beato Don Pino Puglisi, che ha pagato con la propria vita l’amore e la passione che metteva nell’aiutare quanti venivano schiacciati dai soprusi della mafia. Un uomo che con il proprio esempio, ha dato il giusto slancio a una popolazione e allo stesso Stato Italiano, per trovare la forza e la fermezza opportuna per dire basta alle ingiustizie che si era costretti a subire. Giuseppe detto Pino, nacque a Palermo il 15 settembre 1937 e per la precisione nel quartiere di Brancaccio, da una famiglia di umili origini, da genitori molto devoti e che per guadagnarsi da vivere erano rispettivamente un calzolaio e una sarta. Fin da piccolo, Pino avvertiva dentro di sé, alquanto impellente il desiderio di poter servire il Signore e di voler essere da conforto per quanti si trovassero in difficoltà per una qualsiasi ragione. All’età di sedici anni decise di seguire tale vocazione entrando nel seminario presente sul territorio di Palermo, per un percorso formativo che ebbe la durata di circa sette anni e che nel 1960 lo porterà a essere ordinato sacerdote. I suoi prima incarico furono quelli di vicario presso la parrocchia nella borgata di Settecannoli. Dopo nemmeno un anno, gli fu dato l’incarico di coprire il ruolo di rettore della Chiesa di San Giovanni dei Lebbrosi.
Intorno al 1963 fu spostato presso l’orfanotrofio Roosevelt, dove riuscì a trovare la dimensione ideale per dare sfogo alla sua grande forza interiore e alla sua passione. Infatti, riuscì a dare il meglio di sé nell’impartire i giusti insegnamenti a bambini e giovanissimi, per un’opera che si paleserà essere molto importante soprattutto per tenere i ragazzi quanto più lontano possibile dal mondo della criminalità, che soprattutto in zone molto povere, veniva spesso considerata a torto come unica possibilità per sopravvivere o quanto meno avere una vita dignitosa. Gli anni ’70 e ’80, li passerà coprendo incarichi similari a quelli avuti nei primi giorni della propria vita. Nella seconda parte del 1990 assume il ruolo di parroco presso la parrocchia di Brancaccio, in una zona in cui l’influenza della mafia era straordinariamente forte soprattutto per la presenza di una famiglia mafiosa che controllava il territorio e che faceva riferimento ai Corleonesi e in particolare a Leoluca Bagarella.
Questa è la fase in cui c’è il massimo apporto e l’esempio massimale che Padre Puglisi offre non solo a Palermo a tutta l’Italia di come si possa combattere la mafia senza l’utilizzo della violenza. La sua straordinaria opera, era rivolta a evitare che le generazioni future potessero essere assoldate dai criminali, spezzando così una catena che da decenni stava andando avanti. L’influenza che Don Puglisi era talmente forte che la mafia non trovò altro modo di averne la meglio se non quello di assassinarlo davanti al portone della propria abitazione il 15 settembre 1993, nel giorno del suo 56esimo compleanno. Il ricordo e l’esempio di Beato Puglisi è molto forte tant’è che è stato beatificato il 25 maggio 2013.