Un’invasione di campo a pochi secondi dalla fine. È quello che accadrà oggi al Parlamento di Strasburgo con il voto sulla risoluzione riguardante “Salute e diritti sessuali e riproduttivi” proposta dalla deputata socialista portoghese Edite Estrela. “Un atto di forza di un parlamento in scadenza”. Lo definisce così Luca Volontè, Presidente della Fondazione “Novae Terrae” nonché Presidente onorario EPP-CD all’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa. Che spiega: “Si tratta di un’iniziativa che va oltre il potere e le competenze del Parlamento europeo e della stessa Unione Europea. Il Consiglio d’Europa ha infatti riconosciuto che in materia di aborto spetta agli Stati membri attuare politiche proprie”. Cosa prevede la risoluzione che verrà votata oggi? La proposta della Estrela promuove l’aborto come un diritto fondamentale, attacca il diritto all’obiezione di coscienza e la libertà di educazione dei genitori. Inoltre invita l’Unione europea a finanziare l’aborto nelle sue politiche estere di aiuto e sviluppo. “Questa risoluzione – aggiunge Volontè – si fa beffe dell’iniziativa dei cittadini europei ‘Uno di noi’, che è stata sottoscritta da più di 1,4 milioni di persone con l’intento di chiedere esplicitamente all’Unione Europea di interrompere i finanziamenti all’aborto e alle attività scientifiche che comportano la distruzione di embrioni umani”.
Cosa succede oggi al Parlamento europeo?
Si voterà il rapporto Estrela – che è la soluzione di una parlamentare portoghese, socialista, che mette in discussione oltre che il diritto all’obiezione di coscienza, anche l’educazione naturale perché punta a introdurre l’ideologia di gender e il diritto all’aborto in tutti gli stati europei. È una cosa molto grave per diversi motivi.
A cosa si riferisce?
Da un lato non rispetta le decisioni prese dai singoli stati in materia di aborto, visto che in Europa abbiamo paesi con legislazioni diverse. Dall’altro non si dà più nessun tipo di garanzia ai diritti dell’infanzia. In più
In più?
La stessa libertà di educazione in materia di educazione sessuale viene fortemente ridotta, perché pone i genitori in una posizione assolutamente secondaria. Viene violato un diritto – quello alla libertà di educazione – che non è presente solo nelle dichiarazioni internazionali, ma negli stessi trattati dell’Unione Europea. Tutto questo dopo che nel 2010, il gruppo dei Popolari con una grande alleanza cui avevano aderito musulmani e ortodossi era riuscito a fermare un tentativo analogo ribaltando la situazione in Consiglio d’Europa e riaffermando che l’obiezione di coscienza è un diritto umano fondamentale.
Ci sono i numeri per far passare quel progetto?
Temo purtroppo di sì. Questo spiega la mobilitazione che c’è stata in tutta Europa negli ultimi dieci giorni, alla quale abbiamo aderito come Fondazione Novae Terrae, assieme a una fittissima rete di associazioni e fondazioni, come quella della Famiglie Cattoliche Europee.
Che strumenti avete scelto per la vostra battaglia?
Attraverso Citizengo, abbiamo lanciato una petizione che chiede ai cittadini europei di scrivere ai membri del Parlamento Europeo e in particolare al capogruppo dei Ppe, Joseph Daul, per esprimere la propria contrarietà.
Pensate di farcela anche questa volta?
Ovviamente le sorti cambierebbero se il Ppe votasse in modo compatto e decidesse di non appoggiare quella risoluzione ma di sostenere la proposta alternativa presentata dai conservatori e dai cosiddetti “euroscettici”. Che in questo caso però si trovano a riaffermare i valori fondamentali dell’UE, presenti nei suoi testi fondamentali, inclusa la Convenzione dei diritti umani, civili e politici dell’Unione. Qui infatti non si tratta di promuovere nient’altro che i valori di base già iscritti nei documenti fondativi dell’Unione Europea. Se passasse la risoluzione Estrela ci troveremmo di fronte a una palese contraddizione con quanto affermato dai trattati europei.
Quante firme avete raccolto finora?
Non abbiamo riscontri precisi perché le petizioni vengono spedite direttamente agli europarlamentari. In Italia dovrebbero essere oltre 3mila che abbiamo raccolto tramite Facebook; in Spagna più di 2.500, in Polonia circa 5mila e così via.