La Chiesa Cattolica celebra, oggi 27 ottobre, sant’Evaristo, papa, e san Gaudioso, vescovo di Napoli. San Gaudioso, al secolo Settimio Celio Gaudioso, nacque ad Abitine, nel territorio dell’antica Cartagine. Oscure sono le vicende della sua infanzia e della sua giovinezza. Fu vescovo di Abitine durante l’invasione dei Visigoti (440), guidati da Alarico. Il re gli propose di rimanere vescovo in cambio della sua adesione all’arianesimo, ma Gaudioso rifiutò e fu costretto all’esilio, insieme al vescovo di Cartagine e ad altri esponenti del clero locale, su delle navi malridotte e prive di vele e remi. Gaudioso riuscì, in maniera fortunosa, a giungere a Napoli, stabilendosi sulla collina di Capodimonte, vicino all’attuale rione Sanità, dove fondò ed eresse un monastero che seguiva la Regola agostiniana, scarsamente diffusa all’epoca. Secondo la tradizione, favorì la traslazione di alcune reliquie di santa Restituta dalla chiesa di Santa Maria del Principio di Lacco Ameno alla basilica paleocristiana di Santa Restituta, che oggi è inclusa nella struttura del duomo di Santa Maria Assunta. Morì a Napoli il 27 ottobre del 455. Il suo corpo venne sepolto in un cimitero cristiano che successivamente fu chiamato Catacombe di San Gaudioso. Ben presto la sua tomba fu oggetto della devozione popolare, in particolare, degli abitanti del rione Sanità. Sulle catacombe, tra il 1602 e il 1613, fu eretta la basilica di Santa Maria della Sanità. La tomba del santo, tuttora visibile, è rivestita da uno splendido mosaico e le pareti della stanza in cui la tomba è custodita sono abbellite da affreschi del XVII e XVIII secolo.
Molto scarse e confuse sono le notizie sulla vita di Sant’Evaristo. Secondo la tradizione, che si rifà al Liber Pontificalis e a degli scritti di Ireneo ed Eusebio, sarebbe nato a Betlemme, da una famiglia pagana. In seguito, si convertì alla religione cristiana, divenendo papa, il quinto della storia, nel 97, in sostituzione di Clemente I, che fu esiliato, durante un’ondata di persecuzioni romane contro i cristiani, nel Chersoneso Taurico (l’odierna Crimea), dove morì martire nel 101. Sono sorte discussioni sul momento in cui Evaristo divenne effettivamente papa. Secondo alcuni, infatti, Evaristo ascese al soglio pontificio non in seguito all’esilio di Clemente I, ma solo dopo il suo martirio. In verità, ogni dubbio sembra sciolto dalle parole di Eusebio di Cesarea, che afferma, nella sua Storia Ecclesiastica, che Clemente I, dopo nove anni di pontificato (88-97), trasmise la sua funzione a Evaristo. Secondo il Liber Pontificalis, papa Evaristo divise Roma in sette parrocchie, sorte nei luoghi resi sacri dai martiri cristiani, e decise che sette diaconi trascrivessero le sue omelie, ma quelle prediche non sono giunte a noi. Sempre in base al Liber Pontificalis, Evaristo morì martire ai tempi dell’imperatore Traiano, venendo seppellito presso la tomba di san Pietro, il primo vescovo di Roma. Un’altra antica tradizione vuole che il luogo della sua sepoltura sia la chiesa di Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta, a Napoli. La sua memoria liturgica, in base a quanto afferma il Martirologio cristiano, è celebrata nel giorno della sua morte.