Il giorno 29 del mese di ottobre si festeggia Sant’Abramo anacoreta.Il santo, la cui storia ci è stata tramandata da Sant’Efremo, diacono, nacque in Siria, precisamente a Edessa, da una famiglia ricca e facoltosa della zona. Il suo nome, Abraham, in lingua ebraica significa Grande Padre. Ancora piccolo, fu costretto a prendere in moglie una donna che lui non desiderava. Il suo desiderio non venne ascoltato dai genitori e il matrimonio combinato venne celebrato comunque. Ma Abramo, di carattere forte e deciso, stabilì che l’ingiustizia che stava subendo non poteva continuare. Così, nel bel mezzo dei festeggiamenti per quello stesso matrimonio non voluto, il futuro santo decise che era arrivato il momento di scappare. Abramo, infatti, fuggì, murandosi vivo in una cella molto piccola non molto lontana. In queste mura aveva lasciato un piccolo pertugio per consentire ai familiari di parlare con lui e di dargli l’acqua e il cibo di cui aveva bisogno per continuare a vivere. Da qui comunicò ai suoi genitori che dentro di lui ardeva il desiderio di non sposarsi e di condurre, da lì in avanti, una vita completamente dedita alla fede in Dio. La sua famiglia, sentite per la prima volta queste parole, si dichiarò contraria. Ma Abramo era deciso, coraggioso e appassionato. Continuò a insistere, dall’interno di quella piccola cella, fino a quando i suoi cari non capirono che continuare a opporsi era tempo e fatica sprecata.mIl matrimonio che avevano organizzato per lui fu quindi revocato, e il figlio continuò a vivere, da solo, in quella celletta. Passarono dieci lunghi anni. Abramo non voleva uscire dal suo rifugio che lo separava dal resto del mondo e lo avvicinava a Dio. A un certo punto, però, il vescovo di Edessa in persona decise di ordinarlo sacerdote, nonostante Abramo si fosse detto più volte contrario a questa decisione. Passato sotto i suoi ordini, dunque, il vescovo gli impose la vita da missionario: dovette così partire per il villaggio di Beth-Kiduna. Un luogo, questo, in cui viveva una popolazione pagana, assolutamente lontana da tutto quel che c’era di religioso al tempo. Ebbene, la caparbietà e la fede che muovevano le azioni di Abramo lo aiutarono ad abolire l’adorazione di tutti gli idoli pagani che esistevano e a costruire dal nulla una chiesa cristiana in cui andare a pregare. Con costanza e dedizione (e al prezzo di grandi sofferenze e violenze) riuscì a convertire l’intero villaggio. Rimase in quei luoghi per un lungo e fruttifero anno, durante il quale Abramo non perse giorno per pregare Dio Padre di mandare, in quella terra, un missionario migliore e più meritevole di lui. L’esperienza, comunque, poteva essere giudicata più che positivamente, in quanto la fama che riuscì a conquistarsi lo fece diventare famoso anche oltre i confini di quelle terre con il nome di Kidunaia. Dopo quest’avventura, decise di fare ritorno nella sua piccola e isolata cella, nella quale resterà fino alla fine dei suoi giorni. Soltanto una volta decise di uscire fuori. Prese questa decisione per fare qualcosa per riportare sua nipote, la futura Santa Maria di Edessa, sulla retta via, da lei abbandonata a favore di una vita fatta di lusso e divertimenti vani. Per fare ciò, decise che la soluzione migliore era tornare nel mondo esterno e vestirsi da soldato, in modo tale da catturare l’attenzione di sua nipote Maria ed entrare, in questo modo, in casa sua. I due cenarono, e durante quella cena Abramo parlò alla nipote in modo da tentare di convertirla ad una vita più salutare, sia per il suo corpo che per la sua anima.
La donna fu molto toccata dalle parole di Abramo: capì di star gettando alle ortiche la sua vita e la salvezza della sua anima e decise che da quel momento avrebbe condotto un’esistenza differente, tutta volta al bene e all’adorazione di Dio. Convertita la nipote, Abramo tornò di nuovo nella sua cella, e vi rimase fino a quando Dio non decise di portarselo con sé in cielo. Abramo uscì dunque per l’ultima volta soltanto perché ne venissero celebrati i funerali, voluti e seguiti da una folla inverosimile di persone che lo avevano amato in vita e si disperavano all’idea di aver perso un uomo così santo.