Oddio, le foto segnaletiche non rendono giustizia a nessuno. Ma guardando lo scatto della polizia di Mondragone la soprannominata Circe domizia non pare così somigliante all’originale cui è stata accostata. Quarant’anni, poco più, cappelli corvini scompigliati, volto segnato da rughe precoci e da qualche brufolo su un colorito giallastro, con abbondanti dosi di trucco il viso potrebbe apparire piacente. Del corpo non è dato, a meno di andare a grufolare tra le sue immagini postate su Facebook, dove si ritrae procace abbarbicata al compagno, in pose languide. 



Difficile immaginare il potere di seduzione della dea dai bei riccioli che irretì i compagni e l’astuto Ulisse. Certo, qui siamo a Mondragone, mica in un canto dell’Odissea, che dipinge una terra boscosa e odorosa di erbe e fiori, attraversata dal canto dolcissimo della figlia de Sole. Mondragone ci attira forse oggi per la mozzarella, e qualche bicchiere di falerno, difficilmente genuino come ai tempi delle libagioni di Cicerone, che amava i dintorni per i suoi ozi lontani dalla torbida capitale. Sinuessa, si chiamava, e in effetti il nome evoca curve femminili, che quasi fanno scordare le frequenti citazioni di cronaca nera, quando si parla di cosche e relativi delitti, abusi edilizi, discariche. 



Ordunque, Monica Voira di Mondragone, fidando della sua bellezza, non ammansiva leoni e lupi, ma uomini. Adescava sulla strada, l’antica via Domizia, guidatori soli, di mezza età, e dall’aspetto li scopriva deboli e bisognosi di compagnia. Un passaggio in macchina, la gonna che si ritira un pochino, l’invito a prendere un drink insieme (cocktail bar di un grand hotel lusso o chiosco sulla strada che sforna biglietti Enalotto?). Nel bicchiere scivolava qualche goccia di Minias, potente sonnifero, che associato all’alcool fa sbarellare in fretta. Svelto svelto, un suo complice si affrettava a rapinare il malcapitato, e così si sono consumate cinque fruttuose rapine, e perfino un omicidio, colposo, però: o si è esagerato con l’ipnotico, o l’irretito era troppo debole per reggerlo, è finito sotto una macchina. Fine del sogno. A Mondragone con le Circi ci sono abituati. Una ventina d’anni fa sempre Circe fu chiamata la maliarda Petronilla, un po’ più grande d’età, analfabeta, povera in canna, otto figli, un marito violento, che decise di concedere i suoi favori a un sicario, e porre fine alla tortura. Basta richiamare la dea incantevole e incantatrice, altra razza.



Nella storia stampata a tinte forti della cronaca odierna c’è poco d’incanto. Ci sono furti e una vittima, nessuna giustificazione. 

Però: ci faranno sapere altri particolari, ma Monica Voira e il suo Vincenzo offrono sulla loro pagina Facebook qualche particolare che stona con le tinte fosche del quadro, per esempio un ritratto raro di armonia familiare. Abbondano le foto dei loro bambini, “i nostri gioielli”, recita la didascalia. Si sa, i figli costano, se sono gioielli, anche di più. 

Chissà se i due che si abbracciano mirando al flash hanno altro da offrire che la sfacciataggine con cui ostentano il vistoso tatuaggio sul bicipite. Se hanno un lavoro in due, se hanno amicizie compromettenti con la malavita locale. Sapremo. Non mancano d’ingegno però, e di abilità malefica: non è così semplice andare a colpo sicuro, scovare i farfalloni e incastrarli con quegli occhi bistrati, portarli a credere in una serata passionale, nascondere la narcosi, lasciarli vagare per i campi come anime perse in attesa che la volpe li attacchi, impotenti a reagire. Come sapeva che avrebbe funzionato tante volte? Come sapeva che erano facoltosi, o almeno che avevano con sé un portafogli rigonfio? Con che arti li distraeva mentre gocciava il sonnifero (rubato a una nonna che soffre d’insonnia?). E senza una tazza d’oro, senza un palazzo dalle porte splendenti, ancelle armoniose e un letto bellissimo. 

Ci vuole tattica, sangue freddo, ironia. La furbizia campana immortalata dalla comicità, da Totò a Siani, l’estro anche nella delinquenza. Immaginiamo i titoli su un giornale tedesco: che bravi gli italiani, quando si tratta di rubare. Ingeneroso…