Siamo ormai a poche ore da Halloween, la notte delle streghe e, se vogliamo, la notte dei morti viventi. Zucche, travestimenti possibilmente macabri e spaventosi, bambini che corrono all’impazzata al grido di “dolcetto o scherzetto” animeranno la notte del 31 ottobre. Festività che abbiamo importato, ha da sempre coinvolto e divertito (e anche spaventato) grazie ai suoi risvolti horror e a costumi in qualche caso davvero originali. Per comprendere meglio il significato dell’evento e soprattutto per conoscere meglio il mondo delle streghe, la redazione de il sussidiario.net ha contattato Alessandro Pedrazzi, noto psicologo, che ci ha raccontato tutto il mondo dietro al loro mito.
Come mai Halloween è definita anche la notte delle streghe? Ciò che oggi è Halloween (All-Hallows-Eve, la veglia di Ogni Santi) deriva da un’antica festività pagana, la Samhain, il capodanno in cui il vecchio dio-sole (ovvero l’anno passato) moriva per dare spazio al nuovo. Essa veniva organizzata in Irlanda, Galles e Scozia, seppure con toni del tutto diversi dagli odierni; i falò e i fuochi, ad esempio, erano allegoria del sole è venivano accessi per “stimolare” le messi e anche per tenere lontani gli spiriti maligni.
Poi però…La festa divenne pressoché laica dopo che il Protestantesimo ne ebbe interrotto ufficialmente i festeggiamenti, ma anche oggi tutta la simbologia tetra che si accompagna ad Halloween non è esposta per esaltare gli spiriti maligni, ma per esorcizzarli, per allontanarli. Infatti altre leggende antiche, non direttamente connesse alla veglia di Ogni Santi – giorno ponte fra il reale e il metafisico – volevano che le streghe celebrassero feste con il Diavolo il 30 aprile e il 31 ottobre; in quest’ultima data le streghe Wicca, devote alla Madre Terra, celebrano la settima delle loro otto feste principali.
Ma, in concreto, che cos’è una strega? La tradizione vuole che una strega sia una donna diventata “sposa di Satana”, cioè che si sia consacrato a lui, ottenendo come compensazione dall’emarginazione sociale speciali e malevoli poteri. È interessante notare come la strega incarni l’archetipo della donna sterile, emarginata perché non fertile, e per questo allontanata dalla luce (quindi oscura), resa rancorosa e a propria volta capace di rendere sterili i raccolti, gli animali e particolarmente intenta a rapire o uccidere i bambini delle donne feconde.
Una sorta di donna-rinnegata. La strega è espressione di una femminilità (intesa in senso tradizionale) invertita, negata, non creatrice ma distruttrice, svincolata dal maschio e dal ruolo che con lui dovrebbe avere, quindi pericolosa. Le attuali streghe, le Wicca soprattutto, si discostano ampiamente dal modello tardo medioevale (peraltro la vera grande caccia alle streghe fu realizzata intorno al XVII) e si sono riappropriate dell’archetipo di femmina mediatrice fra una fertile Madre Terra e l’umanità.
Quali sono gli effetti che soprattutto i più piccoli possono subire ascoltando o vedendo storie di streghe? Come detto, la strega, quella tipicamente descritta nel nostro folklore, non descrive soggetti reali ma incarna un archetipo, una declimazione del Male. Così com’è per le fiabe, i racconti delle streghe insegnano loro essenzialmente lo scontro tra elementi buoni e malvagi, dualismo presentissimo sia nell’arte che nella vita. Ascoltando storie di streghe i bambini apprendono quindi attraverso metafore la vita adulta. Circa invece il vederle, beh, suppongo che s’intenda vedere una persona travestita da strega! I bambini sono capacissimi di rilevare un costume carnevalesco o di scena, e se non lo fossero ecco che il genitore è chiamato al suo ruolo. Nella mia esperienza né in letteratura ho mai sentito di traumi psicologici indotti dalla vista delle streghe!
Come sono cambiate nei secoli? Ovvero, come è cambiato il modo di raffigurarle e percepirle da parte della società. Se secoli fa una strega era “sporca e cattiva” e ora invece è “glamour”: perchè? È molto interessante notare l’evoluzione dell’archetipo legato alla strega. Nel passato, come già sottolineato, la strega si configurava come la nemesi della femminilità feconda (quindi danneggiava bambini e gravidanze), della purezza (quindi era sporca), della donna legata al lavoro con la terra e alla pastorizia (quindi distruggeva i raccolti e gli animali di allevamento).
Ora invece… La strega attuale, per come viene rappresentata dai media, sembra piuttosto rifarsi a Lilith che la tradizione ebraica indicava la prima moglie di Adamo, da lui ripudiata per la più remissiva Eva. Come Lilith, la strega moderna, è emancipata, autodeterminata, sessualmente esperta e con scarsa attitudine alla maternità. Facile rilevare come questo “modernismo” nasconda ancora elementi del vecchio stereotipo, ovvero quella della donna la cui identità dipende da regole eteronome: non a caso Lilith è incarnazione del lato sessuale ed oscuro della femminilità che si esprime senza il maschio, o a suo danno, e senza finalità procreativa. Non stupisce che in questa epoca, in cui si parla di crisi dell’immagine maschile, sia ri-sorto questo archetipo.
Ha mai avuto a che fare professionalmente con persone che si ritenevano streghe? E quali sono i meccanismi mentali che scattano in questi soggetti? Ha qualche aneddoto a riguardo?
No, non mi è mai accaduto di incontrare pazienti che si sentissero streghe in senso stretto. Ma più di una volta ho parlato con pazienti (donne) che guardavano all’archetipo della strega con simpatia, proiettando in esso un loro desiderio di autonomia, di scardinamento di regole (familiari e sociali) che loro ritenevano troppo strette. In almeno un caso una signora si compiaceva (ridendo e scherzando) di pensare a cose negative su altre persone le quali poi tendevano a realizzarsi. Naturalmente le cose non erano così lineari e la signora non aveva nessun potere paranormale, tuttavia, sempre ridendo e scherzando, il soggetto evidentemente proiettava e scaricava sugli altri alcune sue pulsioni aggressive e negative che abbiamo poi avuto modo di analizzare e bonificare.
La serie tv American Horror Story (terza stagione) è basata interamente sulla magia nera delle streghe. Come viene affrontato il tema in tv e al cinema? Non ho mai visto il serial citato, parlerò quindi in senso più ampio. La magia nera riporta la strega, e tutto ciò che ruota intorno ad essa, alla dimensione satanica e più marcatamente malvagia. In tal modo l’archetipo della strega torna ad essere quello nichilista, distruttivo, che non vuole altro se non sovvertire il Bene per far assurgere come regola il Male, il quale poi divenuto regola dovrà essere di nuovo sovvertito. La strega maligna porta con sé il fascino dell’arcano e del mortifero, di qualcosa che si pone ai margini del vitale, quindi può allettare la medesima curiosità che spesso si esprime vero i serial killer, i quali abitano delle dimensioni esistenziali estreme, ai margini della norma. È, in definitiva, il fascino del monstrum, ovvero qualcosa di straordinario che viola la natura e che è un ammonimento per l’uomo.
Spesso si ha l’impressione che la stregoneria in tv sia mostrata in modo da avvicinare lo spettatore alla magia, creandone una familiarità. E’ così? Non credo che ci sia un disegno specifico e programmatico per spingere gli spettatori alla simpatia per le streghe e la magia. Le produzioni televisive e cinematografiche vengono per lo più guidate da analisi di marketing che rendono un prodotto valido per la produzione o meno, volendo con ciò dire che i prodotti tv e i film si realizzano se fanno incassi, sennò si passa ad altro. Tempo fa abbiamo avuto la moda dei dinosauri e i bambini correvano al cinema a vedere Tirannosauri e Triceratopi; certamente si è creata una familiarità tra spettatori e dinosauri ma non penso che si volesse rilanciare lo stile di vita giurassico!
Cosa c’è di tanto affascinante in queste storie di stregoneria? Il fascino della strega è il fascino di tutto ciò che è misterioso e metafisico, ciò che può abitare il nostro mondo ma al contempo è in diretto contatto con il trascendente. Prima di essere fascino per il male, è dunque fascino per il mistero, per il diverso; per inusualità spinge alla curiosità, che però non equivale ad ammirazione.
Halloween, in merito, che funzione ha? La festa di Halloween – che vede “streghe e spettri” scacciare con la loro presenza gli spiriti maligni – sottointende un processo psicologico noto che spinge la persona ad investire energie psichiche verso cose temute, in modo da poterle meglio controllarle (cioè controllare la propria paura). Ad Halloween dunque, diventando streghe, spettri, morti non possiamo essere più danneggiati da essi poiché noi siamo diventati loro. La morte, la massima paura per il vivente, non può più colpirci perché abbiamo preso la sua parte, ci siamo cioè identificati con l’aggressore e, tramite il gioco di una notte, abbiamo esorcizzato le nostre paure.
(Fabio Franchini)