Massimo Numa, redattore del quotidiano torinese La Stampa, ha ricevuto in redazione un pacco che conteneva un hard disk esplosivo. Una volta inserito nel computer sarebbe esploso provocando danni non calcolabili ma sicuramente gravi. I sospetti sono andati immediatamente verso gli attivisti No Tav: il giornalista infatti si è occupato spesso delle lotte contro l’alta velocità in Val di Susa e più volte è stato da loro minacciato. Numa una volta aperta la busta si è insospettito per il contenuto del biglietto che annunciava filmati e foto delle forze dell’ordine all’interno dell’hard disk e ha perciò chiamato la Digos. In seguito al sequestro si è potuto verificare che il disco conteneva dell’esplosivo. Una precedente busta esplosiva era stata inviata anche lo scorso 9 aprile al quotidiano torinese: a rivendicarne la spedizione un gruppo di anarchici. Il commento del direttore della Stampa Mario Calabresi: è in atto una deriva violenta degli attivisti No Tav. Solo due giorni fa attivisti No Tav avevano attaccato nuovamente la Geomont, l’azienda che lavora all’alta velocità, provocando un incendio nei cantieri. I responsabili del movimento no tav hanno però rilasciato un comunicato ieri sera in cui dicono di dissociarsi da qualunque azione violenta, sia l’incendio nei cantieri che l’invio dell’hard disk esplosivo. “Respingiamo al mittente ogni collegamento -il movimento no tav ha chiarito in più occasioni che non ha assolutamente né la volontà né l’interesse di creare danni alle persone. Pallottole e bombe non ci appartengono” è stato detto.