“Siamo provati, tutti. I membri degli equipaggi sono visibilmente affranti, questa è una tragedia che non ha precedenti”. A dire così è il comandante Alessandro Falcone, giunto sul posto dell’incidente di Lampedusa dopo essere stato impegnato a salvare altri immigrati nella stessa notte, ben 480 persone portate in salvo dalla Guardia di Finanza. Una serie di incidenti che danno la misura di come si viva a Lampedusa, nell’emergenza continua e totale. Come affrontare dal punto di vista umano tutta questa sofferenza? Ce lo ha detto Falcone: “Guardare negli occhi spenti di queste persone giunte fino a qui per cercare una vita migliore e che hanno perso donne e bambini non è facile per niente. Teniamo in mente le parole che ci ha detto il Papa quando è venuto a Lampedusa: se dovessimo perdere la speranza non resterebbe più niente per tutti noi”.



Comandante, voi siete stati tra i primi a giungere sul posto dopo le prime segnalazioni?
Non esattamente, le notizie sono un po’ distorte in queste ore di grande confusione. Quella notte, esattamente alle ore venti del 2 ottobre e poi di nuovo poco dopo la mezzanotte del 3, siamo stati impegnati in altri due salvataggi. Lì sì siamo arrivati per primi con la nostra motovedetta, portando in salvo ben 480 persone tra cui circa duecento fra donne e bambini. Terminate le operazioni di sbarco di queste persone è arrivato l’allertamento per un naufragio e siamo usciti di nuovo. Lì sul posto c’erano già le unità della capitaneria e dei Carabinieri e diversi civili che stavano già provvedendo al recupero dei naufraghi. Ci siamo uniti alle operazioni di recupero e poi il triste compito di recuperare i cadaveri.



Secondo le prime ricostruzioni i primi salvataggi sono avvenuti alcune ore dopo l’effettivo naufragio: come mai? Si tratta di una zona poco battuta?
Al momento non ho notizie esatte dell’ora di effettivo naufragio, ho solo risposto alla chiamata della mia sala operativa e ci siamo recati sul posto. Non so dirle a che ora è avvenuto il naufragio.

Lei è a Lampedusa da molto tempo: una tragedia di queste proporzioni non si era mai vista, giusto?
No, di queste proporzioni mai. E’ la prima volta e speriamo non succeda più. Ci sono stati purtroppo altri episodi con molti morti, ad esempio il barcone finito due anni fa sugli scogli dove morirono quindici bambini, ma mai a questi livelli.



Qualcuno ha provato a polemizzare, dicendo che il ministero della Difesa spende soldi per gli F35 invece di spenderli per il soccorso di Lampedusa. E’ davvero così?

Come Guardia di finanza siamo impegnati da anni su questa isola come in altri posti analoghi. Con i nostri mezzi e i nostri uomini siamo sempre stati a fronteggiare l’emergenza senza tenere conto delle ore di lavoro o quant’altro. Le polemiche lasciano il tempo che trovano. Il nostro personale così come i civili di Lampedusa non si sono mai tirati indietro nell’aiutare questa gente che arriva qui per una vita migliore. Siamo stati talmente impegnati in questi giorni che le notizie a volte le abbiamo da voi giornalisti: non c’è tempo materiale per altro. 

Come è la situazione? Si dice che nel relitto ci siano molti cadaveri. 
Si presume di sì, i sommozzatori sono scesi e hanno visto decine di corpi. Le immagini diffuse del peschereccio fanno capire che sia abbastanza grande e capace di portare non meno di 400 persone. I conti si fanno facilmente fra i salvati e i morti che mancano ancora all’appello. 

Lei fa il suo dovere di militare, ma certo da un punto di vista umano affrontare tragedie del genere non è certo facile. 
Questa volta è stato davvero terribile a livello umano ed emozionale. Una tragedia così lascia il segno, poi si cercherà di recuperare. Guardare questi occhi spenti, pensare alle loro aspettative, ai bambini e le donne incinte che sono morti ci lascia nel dolore. Gli equipaggi sono molto, molto provati da quanto stiamo vedendo e facendo. 

Recentemente il Papa è stato da voi a Lampedusa: Lei crede si possa parlare di speranza, dopo quanto accaduto? Che cosa vi hanno lasciato le parole del Papa? 
Io quel giorno ero di servizio nell’ordine pubblico, ma ho ascoltato bene cosa diceva il Santo Padre. Se non abbiamo più la speranza vengono a cadere le cose basilari in cui credere e per cui vivere. Dobbiamo avere speranza che qualcosa cambi per aiutare queste persone anche nei loro paesi, per fare in modo che queste tragedie non accadono mai più. Dobbiamo avere speranza per questa gente e anche per quella di Lampedusa, gente che ha sempre dato anima e cuore. Questa è una isola sperduta nel Mediterraneo con le sue difficoltà, qui si vive di turismo e pesca, ma davanti a queste situazioni nessuno si è mai tirato indietro per prestare soccorso, anche dando il più piccolo aiuto. Questa è la nostra speranza.

(Paolo Vites)